Finanza Misura di inclusione attiva: il nuovo reddito di cittadinanza

Misura di inclusione attiva: il nuovo reddito di cittadinanza

6 Marzo 2023 11:14

Il reddito di cittadinanza cambia volto e nome: diventerà Misura di Inclusione attiva, il cui nuovo acronimo dovrebbe diventare Mia. Elvira Calderone, Ministro del Lavoro, nell’arco di un paio di settimane dovrebbe portare al consiglio dei ministri il disegno di legge di uno dei più importanti sussidi italiani: il reddito di cittadinanza.

Nel corso di questi giorni, la Calderoni ha provveduto a rassicurare le parti sociali, che stanno seguendo con una viva preoccupazione il dossier sull’Rdc, sottolineando che il sussidio riservato ai poveri con scomparirà. Un aiuto economico sarà garantito anche per i cosiddetti occupabili, ossia quelle persone che avrebbero la possibilità di lavorare. In questo caso il reddito di cittadinanza verrà sostituito da un nuovo strumento, che è stato battezzato: Misura di inclusione attiva.

Reddito di cittadinanza, cosa cambia a settembre

La nuova misura dovrebbe scattare nel corso del mese di settembre, ossia dopo i sette mesi di proroga, che sono stati accordati al reddito di cittadinanza attraverso la Legge di Bilancio 2023. Questo significa, in estrema sintesi, che Mia potrebbe essere richiesta a partire dal mese di agosto o, molto più realisticamente, dal 1° settembre 2023.

Ma quali sono i potenziali beneficiari della nuova misura? A delineare il raggio d’azione di Mia è stata la Manovra, che ha suddiviso in due diverse platee quanti potranno richiedere il nuovo sussidio:

  • le famiglie povere senza persone occupabili;
  • famiglie con occupabili.

Nella prima platea di potenziali beneficiari vie rientrano le famiglie nelle quali è presente almeno un minorenne o un anziano con più di sessant’anni. O nelle quali sia presente un disabile. Nella seconda platea, invece, non sono presenti queste situazioni, ma deve essere presente un soggetto con un’età compresa tra i 18 ed i 60 anni di età: stiamo parlando, in estrema sintesi, delle persone potenzialmente occupabili, che sono, almeno stando ad una recente stima, stimati in 300mila nuclei monofamiliari e più di 100mila nuclei con più membri. In questo caso, i suddetti soggetti stanno beneficiando del reddito di cittadinanza, che per il 2023 è stato confermato per un numero massimo di sette mesi. Nel momento in cui scadrà il sussidio pentastellato, avranno la possibilità di presentare la domanda per ottenere il nuovo sussidio, ossia la Misura di inclusione Attiva.

Misura di inclusione Attiva: una stretta anche per i poveri

Nel momento in cui andrà in pensione definitivamente il reddito di cittadinanza, è prevista una stretta anche per i poveri, che non hanno alcuna possibilità di inserimento nel mercato del lavoro. Queste famiglie continueranno a ricevere un sussidio, che sarà costituito dalla Mia, che dovrebbe attestarsi intorno ai 500 euro al mese, come l’RdC. Per il momento sono ancora aperte delle discussioni sulla possibilità di aggiungere una quota, nel caso in cui il diretto interessato debba pagare l’affitto. Il reddito di cittadinanza, infatti, prevede, un contributo pari a 280 euro al mese proprio per questo motivo.

A seguito dell’introduzione di Mia, questa quota potrebbe essere alleggerita e modulata in base alla numerosità del nucleo familiare. Senza dubbio, però, la stretta maggiore andrà a colpire gli occupabili: in questo caso l’assegno potrebbe essere ridotto addirittura a 375 euro. Ma non solo: per i poveri tout court la Mia potrò durare – in prima battuta – un massimo di 18 mesi. Per gli occupabili solo un anno.

Il nuovo sussidio, inoltre, non potrà essere richiesto a ripetizione, come avviene adesso per il reddito di cittadinanza. Lo scopo, in estrema sintesi, è quello di spingere il più possibile gli interessati a cercarsi un nuovo lavoro.

Stando alle prime indiscrezioni, che sono trapelate in queste ore, vi sarebbe anche una stretta relativa ai requisiti Isee per poter accedere alla misura: per accedere alla Misura di inclusione attiva dovrebbe infatti scendere dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro. Un taglio di oltre 2 mila euro dell’indicatore della ricchezza familiare che rischia di far fuori una fetta significativa della platea di potenziali beneficiari, probabilmente un terzo.