Mutui: per Bankitalia la debolezza continuerà anche nel 2024
Sotto la lente il mercato dei mutui. Se nel secondo semestre del 2023 la domanda di mutui si è ridotta in tutte le aree del Paese, influenzata dall’aumento dei tassi di interesse, anche il primo semestre del 2024 vedrà un ulteriore calo della domanda. Mentre le richieste di credito al consumo dovrebbero riprendere a crescere. È quanto è emerso dall’indagine Regional Bank Lending Survey, condotta dalle filiali regionali della Banca d’Italia su un campione di 244 banche e relativa agli ultimi sei mesi dello scorso.
Con criteri di offerta sui mutui per l’acquisto di abitazioni, egnala Bankitalia, che si sono lievemente irrigiditi in tutte le ripartizioni geografiche. La durata media dei mutui erogati nel 2023 è ulteriormente aumentata, mentre è diminuito il rapporto tra il valore del finanziamento e quello dell’immobile (loan to value at origination).
Forte calo della domanda per i mutui alle famiglie
Nella seconda metà del 2023 la domanda di prestiti per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie ha subito un’ulteriore riduzione in tutte le aree del Paese, influenzata dal rialzo dei tassi di interesse. Anche le richieste di credito per il consumo, che erano aumentate nella prima parte dell’anno, hanno mostrato una contrazione.
E per il primo semestre del 2024, le banche prevedono un ulteriore calo della domanda di mutui, mentre si aspettano un aumento delle richieste di credito al consumo. I criteri di offerta per i mutui dovrebbero rimanere stabili, mentre quelli per il credito al consumo potrebbero diventare leggermente più rigidi.
I criteri per i mutui alle famiglie sono diventati leggermente più restrittivi in tutte le macroaree, con gli intermediari che hanno segnalato una maggiore prudenza, ad esempio aumentando il punteggio minimo richiesto per accedere al credito. Ma perchè questo irrigidimento delle banche? Per Bankitalia, “la maggiore selettività da parte delle banche è riconducibile all’accresciuta percezione del rischio e ai più elevati costi della provvista. Per il credito al consumo si è osservata una maggiore cautela in tutte le aree del Paese”.
Sale a 25 anni la durata media dei nuovi mutui
Contemporaneamente, la durata media dei nuovi mutui ha continuato ad aumentare, raggiungendo i 25 anni. Questo incremento significativo nella durata dei mutui nel biennio 2022-23 può essere in parte dovuto alla necessità delle famiglie di mantenere l’importo delle rate di rimborso gestibile, in un contesto di aumento dei tassi di interesse e dei prezzi degli immobili residenziali.
Inoltre, è aumentata la quota di finanziamenti per l’acquisto di abitazioni con una durata pari o superiore ai 30 anni, raggiungendo il 46,0%, rispetto al 42,1% del 2022. Al contrario, è diminuita la percentuale di nuovi mutui con un LTV-O (ovvero il rapporto tra l’importo del mutuo richiesto e il valore dell’immobile che si ipoteca in garanzia) superiore all’80%, scendendo al 17,4% dal 21,8% del 2022.
Quasi un terzo delle nuove erogazioni di mutui nel 2023 prevedeva forme di flessibilità nei rimborsi, come la possibilità di estendere la durata del periodo di ammortamento o di sospendere temporaneamente i pagamenti. L’incidenza di questi finanziamenti flessibili è aumentata rispetto all’anno precedente, ma rimane inferiore ai livelli osservati negli anni più recenti.
Gli italiani investono di più nei titoli di stato
Bankitalia registra che nel 2023 c’è stata una riallocazione della domanda di strumenti finanziari, con un trasferimento dai depositi bancari a strumenti più remunerativi. “I risparmiatori hanno accresciuto soprattutto gli investimenti in titoli di Stato, obbligazioni bancarie e quote di Oicr – spiega Bankitalia nel report – In un contesto di aumento del costo opportunità di detenere liquidità da parte dei risparmiatori, nel 2023 le banche hanno incrementato in tutte le aree del Paese le remunerazioni riconosciute sugli strumenti della raccolta, in particolare sui depositi vincolati”.
Questo fenomeno è stato particolarmente intenso nella prima parte dell’anno e ha interessato soprattutto le regioni del Centro e del Nord Ovest del Paese; dovuto forse al fatto che in questi mesi sono avvenute diverse emissioni di titoli di Stato come i Btp Valore, che hanno raggiunto record di ordini.
Cala la richiesta di finanziamenti da parte delle imprese
Per quanto riguarda le imprese, nel secondo semestre del 2023 la domanda di credito ha continuato a diminuire in tutto il Paese, ad eccezione del Centro, dove le richieste di finanziamenti sono cresciute moderatamente.
Come per i mutui alle famiglie, per Bankitalia la riduzione della domanda al Nord e nel Mezzogiorno è stata influenzata dall’indebolimento della situazione economica, dai tassi di interesse più elevati imposti dalle banche, da un maggiore ricorso all’autofinanziamento e da minori necessità di ristrutturazione del debito pregresso. In particolare, la domanda di credito destinata alla copertura del capitale circolante è aumentata nel Centro-Sud, mentre la richiesta di finanziamenti per investimenti è cresciuta solo nella zona del Centro.
Nelle aree settentrionali e meridionali del Paese, la contrazione della domanda di credito ha coinvolto tutti i principali settori, con una diminuzione particolarmente marcata nel settore dell’edilizia. Al contrario, nel Centro Italia, il moderato aumento della domanda di finanziamenti ha riguardato tutti i comparti. In tutte le aree, la diminuzione della domanda è stata influenzata dal maggiore ricorso all’autofinanziamento, dalla riduzione delle necessità di ristrutturazione del debito pregresso e, tranne che al Centro, dal calo delle richieste per il finanziamento degli investimenti. Tuttavia, la domanda di credito per la copertura del capitale circolante è diminuita nel Nord, mentre è cresciuta nel Centro-Sud.