Nadef e pensioni: cosa accadrà nel 2024. I tagli previsti dal governo Meloni
La Legge di Bilancio 2024 dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 miliardi di euro, contro i 35 di quella approvata lo scorso anno.
Per due terzi sarà in deficit: la Manovra che vareranno Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti sarà sostanzialmente a debito.
In questo contesto cosa si devono aspettare i lavoratori sul fronte delle pensioni?
Cosa succede ad Ape, Quota 100 e Opzione Donna
Il quadro che si starebbe andando a delineare appare abbastanza chiaro:
verranno riconfermate Ape Sociale, Quota 103 ed Opzione Donna, che con ogni probabilità confluirà nell’Ape.
Qualche novità all’orizzonte potrebbe esserci per i più giovani, i lavoratori con meno di 35 anni, per i quali verrebbero introdotte alcune norme per cumulare la pensione pubblica con quella privata, in modo da poter raggiungere in modo più agevole il traguardo previsto per quella anticipata a 64 anni o per quella di vecchiaia a 67 anni.
Con ogni probabilità potrebbe venire tagliata ulteriormente l’indicizzazione all’inflazione degli assegni previdenziali che vengono già erogati.
La riforma Fornero rimane in vigore, benché la sua abolizione costituisse uno dei punti cardine del programma elettorale del centrodestra.
La Manovra 2024: un tesoretto da 14 miliardi
A frenare la riforma delle pensioni è principalmente la mancanza di risorse.
Il governo Meloni ha a disposizione un tesoretto di 14 miliardi di euro: questo è quanto previsto dalle stime contenute nella Nota di aggiornamento al Def.
Dal documento emerge che la crescita dell’economia italiana è più debole del previsto, ma sono state mandate alcune rassicurazioni agli investitori e ai mercati:
viene confermato il trend di riduzione del debito. Giorgia Meloni ha rassicurato, nel sottolineare che manterrà gli impegni presi con gli italiani:
basta con gli sprechi del passato, tutte le risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie.
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha rivendicato che la scelta effettuata dall’esecutivo permetterà di confermare gli interventi indispensabili a beneficio dei redditi medio bassi, in particolare il taglio del cuneo fiscale.
Giorgetti ha aggiunto di ritenere che il governo abbia fatto le cose giuste, lanciando poi una stoccata alla Bce:
credo che alla Commissione ci siano delle persone che hanno fatto e fanno politica, e quindi diversamente dai banchieri centrali che fanno il loro mestiere e decidono in autonomia da altri tipi di considerazione, credo che comprenderanno la situazione.
Cosa succederà alle pensioni nel 2024
Sicuramente uno dei capitoli più delicati che l’Esecutivo deve affrontare è quello legato alle pensioni.
Una delle polemiche più accese riguarda l’indicizzazione degli assegni previdenziali nel corso dei prossimi mesi.
Solo a novembre la Manovra vera e propria inizierà a prendere corpo.
Per il momento ci dobbiamo soffermare sulle indiscrezioni che sono trapelate nel corso di questi giorni:
gli assegni previdenziali potrebbero essere leggermente più bassi rispetto alle previsioni circolate ultimamente.
La rivalutazione al 100% ci sarà solo per le pensioni il cui importo è, al massimo, quattro volte il minimo: 2.200 euro lordi.
Per il momento non è possibile parlare di una svolta: sono per lo meno vent’anni che è in vigore un meccanismo grazie al quale è prevista l’indicizzazione piena solo e soltanto per gli assegni previdenziali più bassi. E parziale per quelle più alte.
Per il prossimo anno l’ipotesi al vaglio sarebbe quella di non andare a toccare l’indicizzazione all’85% tra quattro e cinque volte il minimo (quindi stiamo parlando di importi intorno ai 2.600 euro), per non andare a penalizzare i redditi più bassi.
A preoccupare di più è, invece, il taglio di uno, due o forse tre punti percentuali che potrebbe venire applicato al recupero Istat delle altre fasce. Ricordiamo che la Legge di Bilancio 2023 ha fissato queste percentuali come segue:
- pensioni tra 5 a 6 volte il minimo: 53%;
- pensioni tra 6 e 8 volte il minimo: 47%;
- pensioni tra 8 e 10 volte il minimo: 37%;
- pensioni oltre dieci volte: 32%.
Per il 2024 si ipotizza che possano arrivare rivalutazioni degli assegni previdenziali di minore entità: ci stiamo riferendo a chi sta percependo un assegno di importo superiore a quattro volte il minimo.
Tra le ipotesi che stanno circolando ci sarebbe anche quella che l’esecutivo provveda al taglio di qualche punto della seconda fascia, quella che permette di recuperare l’85% dell’inflazione, che è riservata a chi percepisce tra 4 e 5 volte la minima.