Acqua: il 42% perso nella distribuzione, colpa di infrastruttura vecchia. Spesa salita 3 volte più dell’inflazione
Continua ad aumentare lo spreco di acqua in Italia. Colpa di una infrastruttura vecchie che nella fase di distribuzione genera sempre più perdite di oro blu. Secondo i dati raccolti dall’Istat e diffusi oggi in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’Onu e celebrata ogni anno il 22 marzo, emerge che la percentuale di perdite idriche totali della rete nazionale di distribuzione dell’acqua potabile è del 42%. In altre parole, ogni 100 litri immessi nel sistema, ben 42 non sono consegnati agli utenti finali. Per le cattive condizioni dell’infrastruttura idrica si disperdono 3,4 miliardi di metri cubi: 156 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo giornaliero pro capite di 215 litri (valore nazionale), le perdite potrebbero garantire le esigenze idriche di circa 44 milioni di persone in un anno.
Nelle perdite idriche, le differenze territoriali e infrastrutturali ripropongono la consolidata geografia di un gradiente Nord-Sud, con le situazioni più critiche concentrate nelle aree del Centro e del Mezzogiorno. Il 96% circa della popolazione residente nelle Isole abita in province con perdite pari ad almeno il 45% contro il 4% del Nord-ovest. Perdite totali in distribuzione pari ad almeno il 55% del volume immesso in rete si riscontrano in 10 province che, ad eccezione di La Spezia, sono localizzate nel Centro e nel Mezzogiorno (Pescara, Ragusa, Oristano, Benevento, Avellino, L’Aquila, Chieti, Latina e Frosinone). Due province del Lazio, Latina (74%) e Frosinone (80,1%), chiudono la graduatoria delle province, presentando il peggior livello di efficienza della rete di distribuzione, contro le perdite minime della città metropolitana di Milano (18,7%).
Spesa per acqua salita del 9,2% dal 2015, tre volte l’inflazione
In costante aumento anche la spesa per l’acqua. Nel 2019, la spesa media mensile delle famiglie per la fornitura di acqua nell’abitazione è in media 14,62 euro, pressoché invariata rispetto al 2018 e pari allo 0,6% della spesa complessiva per il consumo di beni e servizi. Questa voce di spesa è aumentata del 9,2% rispetto al 2015. Secono l’Unione Nazionale Consumatori, si tratta di un aumento di tre volte quello dell’inflazione, ossia dell’indice generale dei prezzi al consumo che dal 2015 al 2019 è salito del 2,9%. Se poi si considerano i dati di Arera, che hanno un diverso universo di riferimento, rispetto al servizio idrico integrato, l’aumento registrato dal 2015 al 2019 è addirittura del 25,4%, quasi 9 volte l’inflazione. “Questi incrementi astronomici attestano che il problema degli italiani è sempre lo stesso, ossia che le tariffe che dovevano diminuire di prezzo sono sempre aumentate più dell’inflazione e questo contribuisce a mandare in tilt i bilanci delle famiglie visto che si tratta di spese obbligate” conclude Massimiliano Dona, presidente dell’Unc.
Aumenta la sensibilità contro gli sprechi e l’inquinamento
Cresce la sensibilità ambientale con il 40,6% delle persone di 14 anni e più che si dichiara preoccupato per l’inquinamento delle acque. A livello territoriale, la maggiore preoccupazione viene espressa dai residenti nel Nord (42,7%), la minore nel Mezzogiorno (37,4%). L’età sembra incidere sull’attenzione al problema dell’inquinamento delle acque: è infatti nelle fasce più anziane (75 anni e più) che si riscontra la minore sensibilità rispetto al resto della popolazione intervistata. A conferma della crescente consapevolezza di quanto sia importante la corretta gestione, anche a livello individuale, delle risorse naturali del nostro pianeta, il 67,4% degli intervistati (persone di 14 anni e più) dichiara di essere attento a non sprecare l’acqua.