Alert Ocse: in tasca dei lavoratori italiani solo il 69% salario sotto media al 74,5%
Cartellino rosso per l’Italia: secondo l’Ocse il nostro paese è sul podio dei paesi con la più alta tassazione fiscale sul lavoro dipendente. Secondo l’ultimo rapporto “Taxing wages” riferito al 2018 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, le imposte sul reddito e contributi rappresentano l’85% della tassazione totale sul lavoro in Italia a fronte della media Ocse del 77%.
Cuneo fiscale: Italia al top tra i paesi Ocse
Guardando ai vari nuclei familiari, il cuneo per le famiglie monoreddito e con due figli è pari al 39,1% a fronte di una media Ocse del 26,6%. Ancora peggio per i lavoratori single, che devono subire in busta paga una tassazione al 47,9%, percentuale in aumento di 0,2 punti rispetto al 2017, che pone il nostro paese al terzo posto dopo Belgio e Germania. La media Ocse è al 36,1 per cento. Inoltre, sottolinea l’Ocse nel suo rapporto, i lavoratori single in Italia si portano a casa il 68,6% del salario lordo, al netto delle tasse e delle agevolazioni fiscali, ben al di sotto della media Ocse che nel 2018 si è attestata al 74,5%. Guardando poi alle famiglie che godono delle detrazioni per i figli, in quelle con due figli e un solo percettore di reddito il netto è pari all’80,1% del lordo, inferiore alla media dei Paesi Ocse, pari a 85,8%. In complesso il livello di tassazione in Italia a un lavoratore di un nucleo con figli risulta il secondo più elevato di tutta l’Ocse, con un 39,1 per cento nel 2018 a fronte di una media del 26,6 per cento.
UNC: urge politica dei redditi
“I dati Ocse dimostrano che urge una politica dei redditi. Non basta il quoziente familiare, come vuole fare il Governo, aumentando le detrazioni per i figli” denuncia Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori che chiede un taglio del cuneo fiscale, non solo per abbassare il costo del lavoro, ma per aumentare la busta paga netta dei lavoratori, di tutti, single compresi. “Non è sufficiente nemmeno il salario minimo, che aiuterebbe solo i lavoratori sfruttati e sottopagati” continua Dona. “Il punto è che non è possibile che tutto, dalle multe per le violazioni al Codice della Strada alle tariffe dell’acqua, sia adeguato all’inflazione, tranne gli stipendi e le pensioni. Urge ripristinare meccanismi automatici di adeguamento della busta paga all’aumento del costo della vita, come la scala mobile all’inflazione programmata. Mentre per i pensionati, bisogna almeno tornare al sistema di rivalutazione previsto dalla legge n. 388 del 2000, come era previsto prima dell’approvazione della Legge di Bilancio 2019″ conclude Dona.