Alitalia: Atlantia si sfila, ipotesi ingresso Mef in newCo. Tensioni M5S-Lega su dossier
Alitalia, eterna incognita italiana. Della compagnia aerea e del suo futuro è stato scritto molto nelle ultime ore, soprattutto alla luce di alcune indiscrezioni emerse con le bozze del decreto crescita, secondo cui Il Mef (Ministero delle Finanze) sarebbe pronto a fare il suo ingresso nel capitale della nuova Alitalia.
L’ipotesi, mentre sembra sfilarsi Atlantia, approda sulla prima pagina dell’edizione odierna del Sole 24 Ore. “Alitalia, incamerati i 900 milioni del prestito pubblico’, è il titolo dell’articolo che fa il punto della situazione. Di fatto, ciò che emerge lascia pensare a una soluzione pubblica per il vettore:
“Dopo tre proroghe, il governo elimina il termine fissato dal decreto semplificazioni (30 giugno 2019) per la restituzione del prestito-ponte dei 900 milioni concesso ad Alitalia dal ministero dell’Economia dopo il commissariamento. La novità è prevista nelle prime bozze del decreto legge crescita, nell’articolo 38, norma “volta a consentire l’eventuale ingresso del Mef nel capitale sociale della Newco Nuova Alitalia“. E’ previsto infatti che il ministero possa usare i proventi degli interessi sul prestito, “stimasti in 145 milioni”, per sottoscrivere quote dell’ipotizzata ‘nuova Alitalia’, la società che verrà costituita se avrà successo il progetto delle FS con alrtri soci per rilevare l’aviolinea: finora le adesioni sono ferme al 60% del capitale, e c’è appunto la decisione dell’AD di Atlantia, la holding di cui fa parte Autostrade, di sfilarsi dal progetto”.
Così l’AD di Atlantia, Giovanni Castellucci:
“Il Cda non ha mai affrontato il dossier. Abbiamo talmente tanti fronti aperti che aprirne uno ulteriore particolarmente complesso, non ce lo possiamo permettere”. “Non c’è nulla”, ha aggiunto Castellucci rispondendo alle domande degli azionisti sul possibile coinvolgimento del gruppo in Alitalia.
“Speriamo – ha proseguito l’ad parlando della compagnia aerea – che venga rilanciata, salvata e ristrutturata per poter competere”.
La situazione rimane tuttavia fluida, e ancora nessuno è pronto a scommettere che Atlantia abbia davvero sbattuto la porta ad Alitalia.
Il vicepremier Di Maio rassicura nel frattempo sui tempi, considerando che il prossimo 30 aprile scade il prestito ponte:
“Aspettiamo questi ultimi giorni, ci sono tante interlocuzioni in corso, l’importante è che queste interlocuzioni si portino avanti con il massimo delle serietà. Sto cercando di risolvere un problema che nessun altro ministro ha risolto. Spero di essere l’ultimo ministro che si occupa di Alitalia nel senso che la rilanciamo una volta per tutte”.
Ma le tensioni che in queste ore tornano a colpire il governo M5S-Lega – con i pentastellati che chiedono la testa di Armando Siri e il vicepremer Matteo Salvini che auspica un ricambio al Campidoglio dopo le intercettazioni sulla sindaca Virginia Raggi – vedono protagonista anche il caso Alitalia.
Occhio in particolare alle dichiarazioni del viceministro leghista alle Infrastrutture, Edoardo Rixi:
“Cosa intende fare il ministro Di Maio su Alitalia? Ci aspettano che batta un colpo e metta da parte eventuali pregiudizi ideologici, prendendo una posizione chiara in merito al destino della compagnia aerea. È urgente arrivare a un tavolo con il Mise per trovare a stretto giro una soluzione sul futuro di Alitalia, delineando il perimetro di un piano industriale con un azionista-partner di mestiere, fortemente motivato per il rilancio dell’azienda. Il Paese non può permettersi di mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e uno sciopero a fine mese, che penalizzerebbe fortemente il nostro turismo e l’immagine dell’Italia anche all’estero. Ogni traccheggiamento o preclusione a sedersi al tavolo delle trattative sarà un evidente segno di mancanza di responsabilità verso l’interesse del Paese e degli italiani”.
E anche la pazienza dei sindacati è al limite: La Filt-Cgil ha lanciato un ultimatum: Piano industriale entro il 30 aprie oppure sarà la mobilitazione.
“Enorme preoccupazione rispetto al piano industriale che ancora non conosciamo – ha affermato il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito– in un clima sereno ci hanno riferito che in cassa ci sono 484 milioni di euro più i depositi che nell’insieme garantiscono i prossimi mesi e l’estate. Ad oggi sul piano industriale, su cui i commissari non ci hanno riferito per ragioni di riservatezza – afferma infine Cuscito – nei prossimi giorni potremmo avere delle novità, ma se non dovessero arrivare entro il 30 aprile mobiliteremo tutti i lavoratori”.
Le opposizioni premono sul tasto dolente Alitalia:
“Gli italiani continuano a dissanguarsi per l’incompetenza del governo gialloverde e per il fallimento di Di Maio. Gli italiani pagheranno i 900 milioni del prestito ponte concesso dallo Stato all’Alitalia visto che nella bozza del decreto legge crescita viene cancellata la data di scadenza e c’è solo un vago impegno alla restituzione sulla base dell’attivo disponibile. Ma visto che Alitalia continua a bruciare cassa ogni giorno siamo alla vera nazionalizzazione dell’ex compagna di bandiera italiana”. Così il esponsabile industria di Forza Italia, il deputato Maurizio Carrara. Che continua: “Uno schiaffo alle norme europee e agli italiani. Tanto più che nella bozza del dl crescita si prevede anche che dal prossimo 31 maggio il cosiddetto prestito ponte non genererà più interessi. Di Maio sta definendo il passaggio dell’Alitalia al Mef a costo degli italiani. Altro che progetto di mercato e ricerca di partner industriali internazionali, l’incapacità del ministro pentastellato sta generando danni al futuro delle FS e di Alitalia e sta mettendo le mani nelle tasche degli italiani che pagheranno con maggiori tasse questi impegni finanziari”, conclude Carrara.
Severa anche la capogruppo democratica in commissione Trasporti alla Camera, Raffaella Paita:
“Prima verità: Atlantia ha deciso di non entrare in Alitalia. Ciò significa che il governo- nonostante le smentite ufficiali – aveva cercato davvero di coinvolgere la holding dopo aver fatto propaganda per mesi contro la società che controlla autostrade per l’Italia per la vicenda della revoca della concessione a seguito del crollo del Ponte Morandi. Seconda certezza: Alitalia versa in una condizione pericolosissima per i lavoratori e per i collegamenti. Di Maio e Toninelli non hanno uno straccio di strategia. Il prestito ponte sta per scadere e ad oggi ogni trattativa aperta non si è concretizzata. Il governo venga immediatamente a riferire in Parlamento”.