Alitalia: ora rischia nuova indagine Ue. Patuanelli preoccupato, sempre presente mantra/spettro nazionalizzazione
Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli (M5S), lo ammette: su Alitalia è preoccupato. E fa bene a esserlo, potrebbe dire qualcuno, non solo perchè la compagnia aerea continua a confermarsi, in modo quasi stanco, una spina nel fianco dell’Italia, in particolare delle casse dello Stato, ma anche perchè il gruppo ora rischia di essere oggetto pure di una seconda indagine da parte dell’Unione europea. A prevederlo è la stessa commissaria alla Concorrenza Ue Margrethe Vestager. Così il Sole 24 Ore, che ha intervistato la commissaria insieme ad altri giornali, riporta le dichiarazioni di Vestager:
“Vi sono rischi dell’apertura di una seconda indagine sulla scia del nuovo prestito, da 400 milioni di euro. Ci sono giunte le prime lamentele. Siamo molto consapevoli della questione dell’equo trattamento. Le compagnie aeree stanno avendo difficoltà in Europa. Siamo quindi in stretto contatto con il nuovo governo. Quando entra in carica un nuovo esecutivo gli diamo tempo di appropriarsi dei dossier. Il tempo però non è infinito e giungerà il momento in cui dobbiamo arrivare a una conclusione. Più in generale, per qualsiasi società che vuole mettere a punto un nuovo piano industriale è importante che sappia se abbiamo identificato aiuti di Stato o meno. Perché se troviamo aiuti illegali, questi dovranno essere recuperati. Se non si vuole trasferire questo onere al nuovo proprietario, bisogna dimostrare discontinuità economica tra la vecchia e la nuova azienda. Vi sono molti fattori da considerare. È quindi nell’interesse anche dei proprietari di Alitalia avere una nostra decisione a riguardo”.
Il nuovo prestito, oltre a confermare la saga Alitalia, che dura ormai da decenni, conferma d’altronde il sacrificio che le finanze pubbliche dello Stato (contribuenti) continuano a fare per tenere in vita il grande malato dell’Italia: uno stato che, visti i livelli monstre del debito pubblico, non può certo permettersi di fare investimenti, come ha detto lo stesso Patuanelli, a fondo perduto.
A fine novembre, era stato lo stesso ministro, nel commentare il nuovo prestito ponte da 400 milioni di euro, a sfornare la ricetta per Alitalia, evocando di nuovo la nazionalizzazione. Si segua un percorso che preveda “la ristrutturazione e poi la remissione sul mercato o la nazionalizzazione”, aveva detto.
Era passata appena una settimana dalla scadenza del termine per la presentazione dell’offerta di acquisto della compagnia, senza che si fosse presentata alcuna proposta concreta. In più, Atlantia aveva mollato il consorzio guidato da Ferrovie dello Stato, con Delta e Mef.
Il nuovo prestito da 400 milioni, vale la pena ricordarlo, si aggiungeva ai 900 milioni già erogati nel 2017 sotto il governo Gentiloni. Il risultato, alla fine del 2019, è che negli ultimi due anni le casse dello Stato hanno versato più di un miliardo di euro, nella speranza che si trovasse una soluzione.
“Sono preoccupato, se fosse stato semplice risolvere questo problema non sarebbe qui dal 2008 – ha detto ieri Patuanelli, in audizione alla Camera su Alitalia, riconoscendo che“non abbiamo tante alternative”.
Poco convincenti i suoi tentativi di dare qualche certezza: “Dopo il brand Ferrari, il brand Alitalia credo sia il più conosciuto al mondo e un governo non può che dirsi orgoglioso” nel sostenere “che Alitalia è, e resterà, la compagnia di bandiera”.
Peccato che i due brand, in quanto a gestione, non possano essere messi assolutamente a confronto. Così come quell’altra frase che fa pensare a un cauto ottimismo: “Pensiamo ci siano gli spazi perchè Alitalia diventi finalmente una compagnia che riesca a stare sul mercato e fare utili”. E, ancora: “ritengo ci siano prospettive di rilancio della compagnia”.
Ma come? E’ questo il nodo. L’impressione è che il governo M5S-PD, come tutti i governi che hanno gestito la patata bollente Alitalia, brancoli nel buio. Lufthansa è pronta e continua a non voler mollare, ma il vettore tedesco darebbe il via a un’operazione di snellimento della società non proprio popolare per il governo in carica, con tanto di esuberi del personale.
E la verità arriva con un tweet di Andrea Giuricin, economista docente presso l’Università Bicocca di Milano, e autore del libro “Alitalia, la privatizzazione infinita” che, nel commentare le parole di Patuanelli, praticamente le smentisce:
Il ministro @SPatuanelli conferma che #Alitalia perde quasi 2 milioni al giorno, come dicevo da tempo. Compagnia di bandiera? Trasporta 8% dei passeggeri da e per #Italia, il quinto in classifica. 1,9% del mercato europeo Il gioco dei soldi pubblici non vale la candela.
#Alitalia
Ministro @SPatuanelli conferma che #Alitalia perde quasi 2 milioni al giorno, come dicevo da tempo.
Compagnia di bandiera?
-Trasporta 8% dei passeggeri da e per #Italia, il quinto in classifica.
-1,9% del mercato europeo
Il gioco dei soldi pubblici non vale la candela. pic.twitter.com/EDNqArlJxc— Andrea Giuricin (@AndreaGiuricin) December 19, 2019