Allarme Confcommercio: consumi in caduta libera a -47,6% ad aprile e Pil -16% a maggio
Da oggi riapriranno circa 800mila attività, ma il lockdown dei mesi scorsi ha avuto conseguenze che il sistema economico italiano non ha mai sperimentato dopo la seconda guerra mondiale. Solo nel mese di aprile i consumi sono crollati di quasi il 48% rispetto all’anno prima, con una domanda praticamente nulla per alcuni settori come i servizi ricreativi (cinema, palestre, ecc) e l’auto. Lo rileva Confcommercio nel suo ultimo rapporto sulla congiuntura, prevedendo per il mese di maggio un crollo del Pil del 16% su base annua. Ma non solo. Dopo la riapertura si avvertiranno anche dolorosi effetti su reddito e ricchezza che si protrarranno ben oltre l’anno in corso.
Caduta verticale dei consumi ad aprile, 5 i settori più colpiti
Dopo la flessione del 30,1% di marzo, il mese scorso i consumi sono crollati, rispetto ad aprile 2019, del 47,6%, con una caduta della domanda le cui dimensioni non si ritrovano in tempi di pace. Pochissimi i segmenti che sono riusciti a registrare un segno positivo (alimentazione domestica, comunicazioni ed energia), per molti altri, invece, soprattutto quelli legati alle attività complementari alla fruizione del tempo libero, la domanda è stata praticamente nulla. I più penalizzati continuano a risultare i servizi e in particolare quelli relativi al tempo libero, che ad aprile hanno evidenziato un -98% dei consumi. Seguono l’auto (-97,8%), l’arredamento per la casa (-94%), gli alberghi, i bar e i ristoranti (-92,6%) e l’abbigliamento (-89%). E la ripartenza, iniziata già dopo Pasqua e in via di rafforzamento nella prima settimana di maggio si presenta ancora densa di difficoltà, soprattutto per quei settori, come il turismo e l’intrattenimento, che sono più soggetti a forme di distanziamento e rigidi protocolli di sicurezza. Pertanto, la fine del lockdown non sarà uguale per tutti.
A maggio Pil -16% su base annua
Considerando il peggioramento delle condizioni economiche registrato in marzo e aprile e la ripartenza indebolita dalle misure di contenimento da Covid-19, Confcommercio stima per il mese in corso una crescita congiunturale del Pil, al netto dei fattori stagionali, del 10,5%, dato che porterebbe a una decrescita del 16% rispetto allo stesso mese del 2019. “Non basteranno gli ulteriori recuperi di attività attesi da giugno in poi per cambiare significativamente la rappresentazione statistica di una realtà fragile e profondamente deteriorata – aggiunge Confcommercio – Una realtà in cui l’eccesso di burocrazia, male endemico di cui soffre il nostro Paese, ha presentato il suo conto anche durante la pandemia e nella quale anche l’efficacia dei provvedimenti messi in cantiere dalle autorità nazionali e internazionali rimane un’ulteriore incognita”.
Il 30% di bar e ristoranti in Italia a rischio chiusura
Un altro studio, quello elaborato da Bain & Company, fa emergere la situazione drammatica del settore della ristorazione, che rappresenta il 4% del Pil totale dell’Italia e il 5% del mercato del lavoro. I due mesi e mezzo di chiusura forzata (marzo-metà maggio) hanno avuto un costo altissimo, con 14 miliardi di fatturato persi durante il lockdown e, includendo le misure restrittive sulla riapertura, l’impatto sull’intero 2020 arriverebbe a oltre 30 miliardi e il rischio chiusura del 30% di bar e ristoranti. Le conseguenze a fine anno, considerando le aziende che potrebbero non sopravvivere alla crisi, sarebbe di –40%/-50% di fatturato per il comparto, ovvero circa 2 punti di Pil persi con circa 250-300 mila posti di lavoro a rischio.