Allarme crescita: Confcommercio vede ripresa in frenata, 180 mld in fumo ogni anno per gap strutturali
Segnali di raffreddamento per l’economia italiana dopo l’accelerazione del 2017. L’ufficio Studi di Confcommercio pone l’accento sui segnali di rallentamento economico in questo primo scorcio d’anno che insieme a problemi strutturali rischiano di portare a un 2018 più debole del previsto.
Confcommercio stima, dando per scontata la neutralizzazione completa delle clausole di salvaguardia per il 2019, una crescita dell’1,2% del Pil nel 2018, seguita da un +1,1% nel 2019 (rispetto al +1,2% indicato lo scorso ottobre). I consumi salirebbero rispettivamente dello 0,9% e dell’1% quest’anno e il prossimo.
In tal senso il Pil mensile Confcommercio suggerisce una variazione nulla a marzo con il primo trimestre 2018 che potrebbe mostrare una variazione tendenziale al di sotto dell’1,4% e di solo +0,2% t/t, testimoniando l’apertura di una fase di raffreddamento dell’attività economica.
“Nel 2017 c’è stata un’accelerazione degli indicatori economici, ma questa spinta sembra essersi affievolita”. Così Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, all’apertura dei lavori al Forum di Confcommercio a Cernobbio.
Sangalli ha sottolineato che bisogna mantenere l’equilibrio dei conti pubblici e completare le riforme del lavoro e delle pensioni. “Le priorità – aggiunge Sangalli – sono evitare aumenti dell’Iva, la riduzione delle tasse, più semplificazione, messa in sicurezza delle riforme”.
A fronte degli attuali segnali di rallentamento dei consumi e della produzione, per Sangalli sono indispensabili “alcune misure per una crescita più sostenuta e per creare condizioni di mercato più favorevoli per la competitività delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e della logistica e delle professioni”.
Ogni anno 180 miliardi in fumo per “difetti strutturali”
E’ arrivato anche l’appello alla politica per evitare una fase di ingovernabilità. “L’esito elettorale ha confermato le prospettive di un Governo senza solida maggioranza parlamentare. “Per sventare tale rischio – argomenta Sangalli – occorre aggredire e risolvere i difetti strutturali della nostra economia: gli eccessi di tasse e burocrazia, i deficit di legalità, infrastrutture e capitale umano che significano per il nostro Paese una perdita di 180 miliardi di Pil ogni anno”.