Allarme dei commercianti: baratto flat tax con aumento Iva farebbe perdere 8 miliardi al famiglie
Aumento dell’Iva per finanziare la flat tax. E’ l’ipotesi che circola negli ultimi giorni con il ministro Tria che ha fatto capire che un aumento della tassazione sui consumi è un’opzione che lui avallerebbe per indirizzare le risorse necessarie al taglio dell’Irpef. Anhce il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti ha aperto a tale ipoesi salvo poi puntualizzare che si trattava di una battuta ironica.
Uno scambio tra Flat Tax e aumento Iva non sarebbe senza costi. Confesercenti rimarca che l’aumento delle aliquote Iva previsto dalle clausole di salvaguardia – e non corretto dal DEF – porterebbe nel bilancio pubblico 27,5 miliardi aggiuntivi; di questi la riduzione Irpef ne restituirebbe al massimo 15 miliardi, con una perdita di circa 8 miliardi di euro per le famiglie.
A vincere sarebbe solo il banco dell’Erario. Se infatti, da un lato, le famiglie potrebbero ‘beneficiare’ a regime, in media di circa 366 euro dal taglio Irpef derivante dalla Flat Tax, dall’altro, a parità di consumi, dovranno sborsarne 687 in più in virtù dell’aumento dell’IVA. Nel dettaglio le stime Confesercenti dicono che sul reddito, apparentemente aumentato per la minore Irpef, ogni anno, in media, una famiglia dovrebbe così spendere 62 euro in più per l’acquisto di alimentari, 112 euro in più per l’abitazione, 36 euro in più per i trasporti, 15 euro in più per i servizi sanitari, 93 euro in più per il resto degli altri beni e servizi.
Confesercenti ritiene che trovare le coperture finanziarie che consentano di restituire slancio ai consumi rappresenta un’urgenza primaria per l’azione di governo ed è auspicabile che in questa direzione si lavori in vista della prossima legge di bilancio. “L’introduzione della Flat Tax – ad aliquote IVA invariate – sarebbe un passo decisivo in questa direzione – conclude la nota dell’associazione di categoria che rappresenta le imprese italiane del commercio – Se considerate nel loro insieme, infatti la riduzione dell’Irpef e il non aumento dell’Iva appaiono quindi misure capaci di incrementare di 10 miliardi la variazione annua dei consumi. Ciò consentirebbe di riportare l’incremento del Pil al di sopra dell’1%: una soglia che oggi appare lontana, ma che rappresenta un obiettivo minimo se davvero si vogliono restituire prospettive alla nostra economia”.