Allarme Istat: rischio povertà ai massimi storici, redditi in crescita soprattutto per i più ricchi
Il 20,6% degli italiani a rischio povertà e ben il 30% delle persone residenti è a rischio di povertà o esclusione sociale. E’ il quadro a tinte fosche che emerge dall’ultimo rapporto Istat su condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie al 2016.
In aumento sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%). Il dato sulle persone a rischio povertà o esclusione sociale risulta in peggioramento rispetto all’anno precedente quando tale quota era pari al 28,7%.
“Non solo i dati peggiorano rispetto al 2015, ma mai si era registrato un dato così negativo dall’inizio delle serie storiche, iniziate nel 2003”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Non si tratta solo di una priorità sociale e morale, ma anche economica – aggiunge Dona – . Fino a che il 30% degli italiani è rischio povertà o esclusione sociale è evidente che i consumi delle famiglie non potranno mai veramente decollare e si resterà intorno all’1 virgola”.
Il Mezzogiorno rimane l’area più a rischio povertà
Il Mezzogiorno resta l’area territoriale più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale. Il 46,9% degli individui risulta infatti a rischio povertà o esclusione sociale, in lieve crescita dal 46,4% del 2015. Il rischio è minore, sebbene in aumento, nel Nord-ovest (21% da 18,5%) e nel Nord-est (17,1% da 15,9%). Nel Centro un quarto della popolazione (25,1%) permane in tale condizione.
Metà degli italiani con reddito sotto quota 2.000 euro mensili
Oltre a un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale, i risultati dell’indagine Eu-Silc del 2016 mostrano comunque una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie (riferito al 2015). Il reddito netto medio annuo per famiglia, esclusi gli affitti figurativi, risulta pari a 29.988 euro, circa 2.500 euro al mese, in crescita dell’1,8% in termini nominali e dell’1,7% in termini di potere d’acquisto rispetto al 2014. E’ quanto emerge dal l’indagine Eu-Silc del 2016 mostrano una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie.
Metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.522 euro l’anno (circa 2.016 euro al mese: +1,4% rispetto al 2014). Il reddito mediano cresce nel Mezzogiorno in misura quasi doppia rispetto a quella registrata a livello nazionale (+2,8% rispetto al 2014), rimanendo però su un volume molto inferiore (20.557 euro, circa 1.713 mensili).
La crescita del reddito è più intensa per il quinto più ricco della popolazione, trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, in ripresa ciclica dopo diversi anni di flessione pronunciata. Esclusi gli affitti figurativi, si stima che il rapporto tra il reddito equivalente totale del 20% più ricco e quello del 20% più povero sia aumentato da 5,8 a 6,3. Metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.522 euro l’anno (circa 2.016 euro al mese: +1,4% rispetto al 2014). Il reddito mediano cresce nel Mezzogiorno in misura quasi doppia rispetto a quella registrata a livello nazionale (+2,8% rispetto al 2014), rimanendo però su un volume molto inferiore (20.557 euro, circa 1.713 mensili).
Cuneo fiscale in lieve diminuzione
Nel 2015 il costo del lavoro risulta in media pari a 32.000 euro annui. Il cuneo fiscale e contributivo è pari al 46% del costo del lavoro, in lieve calo rispetto agli anni precedenti (46,2% nel 2014, 46,7% nel 2012).