Allarme su crisi alimentare, +34% i prezzi dei cereali e +17% per la carne. Caro prezzi taglia il cibo nel carrello
Il balzo delle quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale, aumentate del 29,8% nell’ultimo anno, fa scattare l’allarme per una crisi alimentare. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dell’indice Fao che ad aprile è sceso solo lievemente, dello 0,8% a 158,5 punti, rispetto al livello record di 159,3 punti raggiunto a marzo (il massimo livello dalla creazione dell’indice, nel 1990).
A tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 34% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 24%, lo zucchero aumenta di oltre il 22%, la carne del 17% e i grassi vegetali, come l’olio, sono balzati addirittura del 46% rispetto all’anno scorso anche per il crollo delle spedizioni di semi di girasole dall’Ucraina che è un grande paese esportatore e per la decisione dell’Indonesia di sospendere le esportazioni di olio di palma, di cui il paese e il primo produttore mondiale.
A quasi due mesi e mezzo dal suo inizio, il conflitto Russia-Ucraina è già costata secondo la Coldiretti quasi 100 miliardi di dollari a livello globale solo per l’aumento dei prezzi di mais e del grano che si collocano sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto. Un trend che rischia di aggravare una situazione che nel 2021 ha visto le persone colpite da grave insicurezza alimentare nel mondo raggiungere la cifra di quasi 200 milioni, con numeri destinati a salire, secondo il rapporto annuale Fao-Programma alimentare Onu-Ue.
La guerra coinvolge infatti gli scambi di oltre un quarto del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga.
L’emergenza, rileva la Coldiretti, sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo nazionale in un paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni ambiti e ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, come grano e mais. L’Italia negli ultimi 25 anni ha infatti perso un quarto della propria superficie coltivabile per colpa dell’insufficiente riconoscimento economico del lavoro in agricoltura. Il risultato è che l’Italia è obbligata oggi a importare il 62% del grano per il pane, il 35% di quello necessario per la pasta, ma anche il 46% del mais e il 73% della soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
“Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria”.
Caro prezzi taglia cibo nel carrello degli italiani
Gli effetti dei rincari si iniziano a vedere anche sulle abitudini dei consumi degli italiani. ll caro prezzi ha infatti tagliato la spesa alimentare che a marzo, nel primo mese di guerra, risulta in calo di ben il 6% in quantità e dello 0,5% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ quanto emerge dai dati Istat relativi al commercio al dettaglio a marzo che su base annua fanno registrare una diminuzione esclusivamente per i beni alimentari.
“Numeri che attestano l’esistenza di una emergenza sul fronte delle famiglie, con i cittadini costretti a ridurre i consumi anche per beni primari come gli alimentari – commenta il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi – Su tale situazione pesano i rincari delle bollette e dei prezzi al dettaglio, che si ripercuotono in modo diretto sugli acquisti degli italiani”.
“I numeri dell’Istat – fa eco il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – dimostrano come le famiglie italiane, per arrivare a fine mese, siano costrette a tagliare anche la spesa per il cibo, a causa dei rincari astronomici che hanno colpito il comparto e dell’impoverimento generale causato dal caro-bollette. Il Governo deve intervenire con urgenza sul fronte dei prezzi e correre ai ripari per salvare i bilanci familiari ed evitare una nuova ondata di povertà in Italia”.