Altro che fissazione e malattia mentale, come diceva Savona. Giorgetti apre a manovra bis
Dopo le varie smentite del governo giallo verde sul rischio di una manovra-bis ad ammettere la minaccia, nelle ultime ore, è stato lo stesso Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. A fronte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dello stesso ministro dell’economia Giovanni Tria che hanno escluso una tale prospettiva, a fronte dell’esasperazione mostrata dallo stesso ministro agli Affari europei Paolo Savona poco prima che il suo nome venisse indicato dal governo per la presidenza della Consob, Giorgetti ha ammesso: “La manovra-bis? Lo vedremo nei prossimi mesi”.
Quella che era stata bollata come una fissazione e una malattia mentale dal ministro Savona, evidentemente non è una prospettiva tanto campata in aria.
D’altronde se, come fa Il Sole 24 Ore, si prendono in considerazione le ultime stime di Moody’s, che prevede un rialzo del deficit-Pil nel 2019 al 2,5% – dunque anche oltre quel target del 2,4% che il governo M5S-Lega aveva inciso nella nota di aggiornamento al Def, prima di essere costretto ad abbassarlo al 2,04% nelle trattative con la Commissione – l’extra deficit che andrebbe a pesare sulle casse italiane sarebbe di 9 miliardi di euro circa.
I primi rumor sulla possibilità che il governo fosse costretto alla fine a varare una manovra correttiva erano stati riportati dal quotidiano la Repubblica, nell’articolo “Otto miliardi di euro, uno shock per il Tesoro“, verso la metà di gennaio”.
Il quotidiano aveva motivato le stime parlando nella necessità dell’esecutivo di imporre “tagli e nuove tasse in grado di mettere a rischio la riproponibilità nel 2020 delle stesse misure varate ieri, reddito e quota 100″.
“Più di tutto – aveva continuato in un articolo pubblicato a metà gennaio– pesa l’mergenza banche, l’eventualità di un intervento statale per salvare Mps e Carige che la Lega ritiene inevitabile (e che terrorizza Di Maio )”.
Nella sua edizione odierna il Sole 24 Ore conferma oggi, facendo riferimento alla necessità della manovra bis, che molto dipenderà a questo punto dalle spese che il governo dovrà accollarsi per la realizzazione delle due misure chiave e simbolo del contratto di governo, ovvero il reddito di cittadinanza e quota 100.