Altro che rimbrotti Ue, Salvini e Di Maio in piena campagna elettorale puntano su flat tax e salario minimo
I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini fanno palesemente orecchie da mercante ai vari moniti che arrivano da Bruxelles e snobbano platealmente le previsioni economiche sull’Italia che la Commissione europea ha snocciolato nella giornata di ieri. Previsioni decisamente negative, che vedono Pil, deficit-Pil, debito-Pil tutti in peggioramento.
Ma, già alle prese con la patata bollente Armando Siri che rischia da sola di far cadere il governo – se ne discuterà oggi in CdM – i vicepremier in piena campagna elettorale per l’appuntamento delle elezioni europee del prossimo 26 maggio, pensano agli slogan da proporre a chi si appresta ad andare al voto.
Il leader leghista e ministro dell’Interno Salvini rivolge parole sprezzanti alla Commissione europea e, in chiaro stile Bonjour Finesse, ribadisce: “Non ne hanno mai beccata una” E aggiunge: ‘Col c**** che aumento di tasse e #IVA“. E ancora, il vicepremier esclude “assolutamente” un aumento delle tasse con la prossima legge di Stabilità, compresa l’Iva, sulla quale pendono le clausole di salvaguardia.
“L’ultima cosa che c’è da fare è aumentare l’Iva, così come non ci saranno patrimoniali, tasse sulla casa o sui risparmi in banca“, così da Nicola Porro, per ‘Matrix’.
Dal canto suo, Di Maio sponsorizza il salario minimo:
“Sappiamo che Salvini vuole portare la flat tax in consiglio dei ministri… Se la flat tax serve ad abbassare le tasse al ceto medio siamo prontissimi a votarla e se ci portano anche le coperture li ringraziamo”. Ha detto ieri Di Maio intervistato da Bianca Berlinguer a CartaBianca su Rai3.
“Io domani (oggi per chi legge) porto il salario minimo così facciamo due cose utili“.
Il leader della Lega precisa inoltre che la flat tax “c’è nel contratto di governo, è un’esigenza per non crescere dello zero virgola. I Paesi che la applicano crescono ben più di noi. Per me prima si fa meglio è, è chiaro che bisognerà stringere i denti e tirare la cinghia all’inizio ma nel breve e nel medio periodo i risultati ci sono ovunque. Chiunque voglia davvero battere l’evasione fiscale non lo fa solo con le manette ma abbassando le tasse. Tutto il resto sono chiacchiere, ma io la porto già domani (oggi) in Cdm. Non so se saranno tutti presenti, perché credo che Tria e Moavero siano impegnati all’estero, però il tema è urgente”.
Il caso Siri e le ripercussioni che la sua gestione da parte del premier Giuseppe Conte avrà sulla compattezza del governo agita tuttavia l’esecutivo giallo-verde. Stamattina, l’ultimo appello di Di Maio rivolto al Carroccio:
“Faccio un ultimo appello, nelle ultime ore prima del Consiglio dei Ministri, alla Lega, di far dimettere Armando Siri e non arrivare alla conta in Consiglio dei Ministri”.
In questa situazione, nelle teste di Salvini e Di Maio l’Ue sembra davvero non pervenuta. Eppure non solo, dai numeri arrivati ieri da Bruxelles, il Pil è atteso in crescita di appena +0,1% quest’anno, rispetto al +0,2% stimato prima dalla stessa Bruxelles e tuttora dall’esecutivo giallo-verde.
Deficit e debito sono previsti in crescita, con il rapporto deficit-Pil previsto per il 2020 addirittura al 3,5%, ben oltre la soglia limite del 3% accettata dalla Commissione Ue.
Le ricette che vengono propinate da Bruxelles a Roma affinché migliori le prospettive dei suoi conti pubblici sono poi in più fumo negli occhi dei vari Luigi Di Maio e Matteo Salvini. La Commissione boccia sia il reddito di cittadinanza che quota 100.
Ma per i due vicepremier, ora ci sono le elezioni europee. E dunque Bruxelles e il resto, per loro, possono attendere. Almeno fino all’inizio di giugno, quando poi la Commissione europea pubblicherà le raccomandazioni per ogni paese.