Auto e task force per la mobilità green:con investimenti verso automazione, connettività e idrogeno
La ripresa del settore automotive deve passare alla mobilità green. Il comparto prova a tracciare le strade future, lasciandosi alle spalle un 2020 che è stato tutto in salita. Nonostante il mese di febbraio si sia chiuso ancora in frenata per il mercato dell’auto in Italia, con le immatricolazioni in calo di oltre il 12%, c’è una voce fuori dal coro che fa ben sperare per il futuro verde dell’auto. Sono risultate sempre in controtendenza rispetto alle vendite complessive le immatricolazioni di auto elettrificate, con le ibride ed elettriche, insieme, in rialzo del 141,8% nel mese con una quota del 34,8%, che ne decreta il sorpasso sulle auto a benzina (33% di quota).
In uno scenario in evoluzione, quello che è necessario è un piano strategico per condurre il mercato verso l’elettrificazione dei veicoli e accelerare gli investimenti per le nuove tecnologie, con un occhio attento ad alcune tematiche come quella dell’automazione, della connettività, della diffusione delle infrastrutture (pubbliche e domestiche), anche per l’idrogeno. Un altro imperativo è quello di rifinanziare gli incentivi in esaurimento e rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus e prevedere ulteriori incentivi per il ricambio del parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone. Non meno importante la riforma fiscale sul settore, puntando anche alla rimodulazione del “bollo auto” in chiave green. Insomma in estrema sintesi i quattro punti su cui soffermarsi sono nuovi strumenti di politica industriale; incentivi strutturali per il rinnovo del parco; diffusione delle infrastrutture di ricarica, e infine riforma fiscale sull’auto.
Questi i punti principali che Anfia, Federauto, Unrae, le principali organizzazioni del settore automotive, intendono rivolgere al Governo per imprimere una svolta decisiva per lo sviluppo della mobilità del nostro Paese in direzione della sostenibilità ambientale ed economica. Quello che chiedono è la “creazione di un piano che comprenda l’istituzione di una task force pubblico-privata, in cui ministeri e associazioni competenti possano mettere a frutto una proficua sinergia”. Come sottolinea Paolo Scudieri, presidente di Anfia, “la mobility revolution implica una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi”. Una vera e propria sfida per cui le aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori.
“Da anni le Case produttrici destinano importanti investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile”, ricorda Michele Crisci, presidente dell’Unrae, sottolineando però che l’inattesa crisi globale ha ora chiamato in causa anche i Governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente. “Occorre una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità ‘green’ compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del nostro Paese”, aggiunge Crisci.