Notiziario Notizie Italia Autostrade, Toninelli: ‘sarà Fincantieri con Cdp che dovrà ricostruire ponte. Autostrade metta i soldi’

Autostrade, Toninelli: ‘sarà Fincantieri con Cdp che dovrà ricostruire ponte. Autostrade metta i soldi’

28 Agosto 2018 13:20

La dichiarazione era arrivata già ieri, quando il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli aveva affermato che il ponte Morandi non avrebbe dovuto essere ricostruito da Autostrade. Il Ponte Morandi “non lo faremo ricostruire da chi l’ha fatto crollare”, aveva detto il ministro di fronte alle commissioni riunite Ambiente di Camera e Senato, riferendo sul crollo del Ponte Morandi a Genova.

“Sarà Fincantieri con la Cdp che dovrà ricostruire, con il timbro totale dello Stato”, aveva annunciato. Una dichiarazione che è stata ripresa anche oggi, in occasione di un intervento a Radio Anch’Io:

“Che Autostrade debba ricostruire il ponte è scontato in termini risarcitori – ha detto Toninelli – aveva l’obbligo di manutenere l’infrastruttura. E’ normale che debbano mettere i soldi, ma è altrettanto normale che non possano essere loro a ricostruire il ponte. Sarebbe una follia, irrispettoso verso i familiari delle vittime, i feriti e gli sfollati. Che senso di sicurezza potremmo dare ai cittadini se facessimo ricostruire il ponte a chi l’ha fatto crollare?”.

In ogni caso, precisa ancora il ministro, “ricostruzione e risarcimento sono due piani completamente differenti”.

In merito alla soluzione Fincantieri-Cassa depositi e prestiti, il ministro ha sottolineato: “E’ una delle strade. Non è la decisione di un singolo. E’ una decisione del Governo“.

“Toti vuol far ricostruire il ponte Morandi ad Autostrade? Lo dica alle famiglie delle vittime. A rifare il ponte dovrà essere un’azienda di Stato“, aveva sottolineato nelle ore precedenti anche il vicepremier Luigi Di Maio, rivolgendosi al governatore della Liguria e al commissario per l’emergenza.

Ieri Toninelli ha comunicato l’intenzione di rivedere tutte le concessioni in essere allo scopo di verificare i piani
finanziari sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie.

A tal proposito, gli analisti di Equita commentano la notizia, scrivendo in una nota che “permane quindi il
rischio sul settore per possibili interventi a modifica dei contratti (che potrebbero diventere più onerosi per i concessionari)”.

Di conseguenza, “con riferimento ai possibili rischi per i concessionari ed in particolare per Sias ricordiamo
che:

  1. I rendimenti delle `vecchie` concessioni sono noti fin dall`inizio poichè dichiarati dalla società in un intorno del 10% pre-tasse e 6-7% post tasse. Nessuna novità quindi.
  2.  Il rendimento al 6.8% post tasse è stato stabilito nel 2007 quando il decennale Italiano era tra il 4 e il 5% (e correttamente igloba quindi il rischio per il business). Il rendimento dei nuovi investimenti contrattualizzati è invece a tassi di mercato secondo meccanismi RAB based per la maggior parte dei network di gruppo.
  3.  Non è coinvolta nel crollo e quindi il Governo non ha basi legali per attivare le revoche delle concessioni se non a fronte di piena compensazione al concessionario.
  4.  Sias è vincitrice di diverse sentenze al consiglio di Stato contro il Governo per i mancati adeguamenti tariffari a fronte di investimenti realizzati.
  5. Tutte le modifiche alle concessioni già avvenute diverse volte negli anni passati (da parte di governi comunque severi sul comparto, ie l’art. 12 di Di Pietro o i blocchi alle tariffe del Governo Renzi) sono avvenute su base “bilaterale”, a fronte di compensazioni nei Terminal Value. I contratti sono infatti molto ‘forti’ dal punto di vista legale. Riteniamo quindi che nel caso di Sias, lo spazio di intervento per il Governo possa essere “ristretto”.

La nota di Equita prosegue:

“Nonostante ciò e allo scopo di considerare un worst case scenario, riteniamo che i rischi più concreti per Sias possano essere: 1)La richiesta di un aumento delle manutenzioni sui network non remunerate; 2) Lo storno degli anni di gestione ad Interim dal terminal value delle concessioni scadute. 3) La mancata messa a gara al termine delle concessioni (anche se va verificato se ci sono le basi legali per il Governo per non mettere a gara i network scaduti). Assumendo tutti e 3 gli elementi di cui sopra riteniamo che il tgt di Sias possa scendere in un intorno dei 14-15 € per azione, molto al di sopra del prezzo attuale, molto al di sopra del prezzo attuale, ma comunque non sufficiente per giustificare un cambio di raccomandazione più positivo a fronte dell’incertezza che dominerà il segmento nei prossimi mesi.