Banche: cosa accadrebbe con un aumento incontrollato dello spread?
I titoli di Stato italiani sono a un passo dall’essere considerati spazzatura, dopo il recente taglio di rating da parte di Moody’s (soltanto a un gradino sopra il livello junk) e in vista di un possibile downgrade da parte anche di Standard & Poor’s nei prossimi giorni. In questo contesto di forte tensione sull’Italia per via della disputa in corso con la Commissione europa sulla manovra 2019, lo spread tra il Btp e il Bund tedesco è tornato sopra quota 300 punti base. Ma è probabile che possa salire ancora, in vista di un possibile inasprimento dei toni tra Roma e Bruxelles e della minaccia di una bocciatura da parte delle agenzie di rating. Cosa accadrebbe allora alle banche italiane, che detengono in pancia molti titoli di Stato? Alla domanda ha cercato di rispondere Altroconsumo, che ha condotto degli stress test su 300 istituti italiani.
I Btp potrebbero rappresentare una pericolosa zavorra per le banche italiane. Il legame tra crescita dello spread e calo dei parametri di solidità (Cet1) degli istituti di credito è diretto. L’incertezza su una positiva accoglienza da parte dell’Europa del Def e, soprattutto, la costante minaccia di un taglio del rating dello Stato italiano potrebbero spingere al rialzo lo spread in modo incontrollato. Una tensione che si tradurrebbe in una batosta in Borsa per le banche italiane. Ma non solo. La Banca centrale europea potrebbe infatti richiedere di rispettare parametri di solidità più severi proprio per compensare la maggiore rischiosità delle attività detenute.
Se davvero la Bce imponesse paletti più elevati, quante banche italiane sarebbero in grado di rispettare le richieste? Altroconsumo ha condotto uno stress test, imponendo parametri più severi di quelli minimi: vale a dire con un CeT1 Ratio non più al 7 ma all’8 per cento e con un Total capital ratio minimo dall’attuale 10,5% all’11,5%. Ebbene, molte banche risulterebbero più fragili, a seconda di quanti punti percentuali in più vengono richiesti: un terzo delle banche che prima ottenevano 5 stelle (affidabilità massima) perderebbe la vetta della classifica; in compenso, gli istituti di credito che non rispetterebbero i paletti della Bce quadruplicherebbero. In generale, più i parametri per valutare la solidità di una banca diventano restrittivi, più diminuisce il numero di banche a 5 stelle, mentre quelle a 1 stella (giudizio minimo) aumenterebbero a dismisura.
Quali banche rischiano di più
A rischiare di più, secondo l’esame di Altroconsumo, sono quelle banche che oltre ad avere un giudizio minimo di 1 sola stella hanno anche un punteggio inferiore a 100: Bcc Valdostana Cooperative De Credit Valdôtaine, CR di Bra e Credito di Romagna. Quadruplica, però, nel complesso il numero delle banche il cui rating scende a una stella, passando dalle precedenti 3 alle attuali 12: oltre alle tre citate prima si hanno Banca Popolare di Spoleto, Bcc Agrobresciano, BTL – Banca del Territorio Lombardo, Cru di Bolzano, Cru di Rovereto BCC, Findomestic (gruppo), Iccrea BancaImpresa, Mediocredito del Friuli e Mediocredito Italiano.
Aumento di capitale dietro l’angolo?
Alla luce di questi stress test, Altroconsumo non esclude nemmeno l’eventualità di un possibile aumento di capitale da parte di alcune banche per garantire la loro solidità se lo spread dovesse continuare ad aumentare. Ipotesi nel caso lo spread arrivasse a 400: Mps e Banco Bpm dovrebbero ricorrere a un aumento di capitale; se arrivasse a 500 dovrebbe ricapitalizzare Ubi Banca, a 600 sarebbero addirittura Banca Intesa e Unicredit a dover fare un aumento di capitale. “Poco importa se la Bce aumenterà i requisiti di solvibilità – commenta Vincenzo Somma, direttore di Altroconsumo Finanza – l’aumento dello spread è imminente e ha già indebolito il sistema bancario italiano”.