Banche: indagati i vertici della Popolare di Bari, timori per 70mila soci e 3.500 dipendenti
Nuova tegola sulle banche italiane. Dopo Mps, gli istituti veneti e le banche regionali salvate con il bail-in (Etruria, Carife, Carichieti e Banca delle Marche), a rischiare il fallimento sarebbe ora la Popolare di Bari, il più grande istituto di credito del Sud che conta 70mila soci e 3.500 dipendenti.
Secondo quanto ha riportato La Repubblica, la magistratura avrebbe aperto un’indagine sui vertici dell’istituto dopo alcune rivelazioni di un ex funzionario. Il presidente Marco Jacobini, i suoi due figli Gianluca e Luigi (rispettivamente condirettore generale e vice), il responsabile della linea contabilità e bilancio della popolare Elia Circelli, il dirigente dell’ufficio rischi Antonio Zullo sono finiti per la prima volta sul registro degli indagati con accuse pesanti: associazione per delinquere, truffa, ostacolo all’attività della Banca d’Italia e false dichiarazioni nel prospetto informativo depositato alla Consob. I fatti riguarderebbero gli anni dal 2013 al 2016. A questi si aggiunge l’ex direttore generale Vincenzo De Bustis, già amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena e Deutsche Bank, indagato per maltrattamenti. Dall’inchiesta della Procura barese emergere un quadro preoccupante di “gestione irregolare, bilanci in perdita, prestiti anomali, aggravati dalla acquisizione di Tercas, la vecchia Cassa di Teramo”, riporta il quotidiano.
La Banca Popolare di Bari è, secondo i clacoli di Equita Sim, la tredicesima banca per dimensione in Italia con 13 miliardi di attivo e 10 miliardi di raccolta, una quota di mercato dell’1,3% e 369 sportelli. L’istituto avrebbe dovuto trasformarsi in Spa in attuazione del decreto sulle popolari, ma il processo è ancora in sospeso in attesa della pronuncia della corte costituzionale. “Il newsflow su questa realtà – cercano di rassicurare da Equita – non dovrebbe avere impatto sulla percezione di rischio del resto del settore”.