Banche nel mirino dell’Antitrust: ritardi nella sospensione mutui e informazioni confuse nell’erogazione prestiti
Diverse banche finiscono nel mirino dell’Antitrust per aver adottato comportamenti scorretti verso famiglie e imprese riguardanti la sospensione dei mutui e l’erogazione di nuovi prestiti, misure che erano state messe in campo dal governo con i decreti Cura Italia e Liquidità come sostegno economico per affrontare e superare l’attuale emergenza innescata dal Covid.
In particolare, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato quattro istruttorie nei confronti di primarie banche e società finanziarie (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Sella e Findomestic) sia per l’assenza di informazioni sulla tempistica di accesso alle varie misure di sostegno, sia per l’assenza di chiare indicazioni sugli oneri che sarebbero scattati con la sospensione dei mutui e dei finanziamenti, in termini di aumento degli interessi complessivi (rispetto al totale originariamente dovuto), come effetto dell’allungamento dei piani di ammortamento.
Non solo. Secondo l’Antitrust, le banche avrebbero posto indebite condizioni all’accesso a queste misure, come l’apertura di un conto corrente o possedere specifici requisiti non previsti dalla normativa, oppure avrebbero cercato di dirottare i richiedenti verso forme di accesso al credito diverse e potenzialmente più onerose rispetto a quelle previste dal Decreto Liquidità.
L’Autorità ha inoltre avviato una attività di moral suasion nei confronti di altre 12 banche e finanziarie (BNL, Banco BPM, UBI Banca, Crédit Agricole, Credem, MPS, Banco Popolare di Sondrio, Creval, BCC Pisa, Agos Ducato, Compass e Fiditalia), avendo riscontrato le stesse carenze di tipo informativo sulla tempistica di risposta e sulle effettive condizioni economiche di accesso alla sospensione dei mutui e dei finanziamenti.
Già il mese scorso il Codacons aveva evidenziato numerosi ostacoli. Un monitoraggio realizzato dall’associazione su 15 banche in tutta Italia aveva infatti riscontrato, attraverso 301 telefonate “spia”, comportamenti scorretti da parte degli istituti di credito in merito all’applicazione del Decreto Liquidità e ai prestiti garantiti fino a 25mila euro in favore delle piccole imprese. Credito che veniva vincolato alla condizione di essere già clienti della banca interpellata, o sottoposto a valutazioni del merito creditizio, nonostante la legge non prevedesse alcun limite in tal senso.
“Ostacoli del tutto ingiustificati e denunciati dal Codacons, che hanno danneggiato migliaia di imprese in un momento di grande difficoltà, e che hanno ora portato all’apertura di istruttorie da parte dell’Antitrust – commenta il presidente di Codacons, Carlo Rienzi – Attendiamo ora provvedimenti anche da Bankitalia, cui è stato inviato l’esposto, considerato che i ritardi nell’erogazione dei prestiti potrebbero configurare anche reati penali”.
In seguito alla notizia, Findomestic ha voluto chiarire: “Noi eroghiamo in via quasi esclusiva credito ai privati ma non mutui immobiliari. I finanziamenti alle PMI, oggetto dell’istruttoria, sono una parte residuale delle nostre attività. In ogni caso abbiamo subito recepito in toto le indicazioni del DL Cura Italia del 17 marzo. Abbiamo accolto, senza alcun costo accessorio, il 99% delle richieste di sospensione del finanziamento pervenute dalle PMI, il restante 1% non aveva i requisiti previsti dal decreto”.