Bankitalia taglia la stima sulla crescita del PIL nel 2019
Nell’anno in corso la crescita rallenterà e addirittura si paventa il rischio che l’Italia già nella seconda metà del 2018 sia entrata in recessione tecnica. Bankitalia nel suo consueto bollettino sulle proiezioni macroeconomiche per l’economia tricolore nel triennio 2019-2021 afferma difatti che la proiezione centrale della crescita del PIL è pari allo 0,6% quest’anno, 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza dice via Nazionale. Una revisione al ribasso quindi dettata da una molteplicità di fattori.
Crescita PIL rivista al ribasso: i fattori scatenanti
In primis i dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti. A questi si aggiunge il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi, nonché le prospettive di rallentamento del commercio mondiale. Ma oltre ai fattori globali di incertezza già ricordati, i rischi al ribasso per la crescita dice l’istituto guidato da Ignazio Visco sono legati all’eventualità di un nuovo rialzo dei rendimenti sovrani, a un più rapido deterioramento delle condizioni di finanziamento del settore privato e a un ulteriore rallentamento della propensione a investire delle imprese. Da qui sottolineano da Bankitalia, un più accentuato rientro delle tensioni sui rendimenti dei titoli di Stato potrebbe invece favorire ritmi di crescita più elevati. Nei prossimi anni le cose dovrebbero andare un poco meglio: “Le proiezioni centrali della crescita nel 2020 e nel 2021 sono dello 0,9 e dell’1,0 per cento, rispettivamente, ma l’incertezza su questi obiettivi è “particolarmente ampia”.
Sono invece moderatamente positivi gli effetti sulla crescita dell’accordo raggiunto dal Governo con la Commissione europea, dice l’istituto guidato da Visco secondo cui “l’impatto favorevole della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine compensa ampiamente quello degli interventi correttivi apportati alla manovra”.
Guardando all’economia mondiale, se negli ultimi mesi è proseguita la crescita si sono anche manifestati segnali di deterioramento ciclico in molte economie avanzate ed emergenti e continuano a peggiorare le prospettive del commercio mondiale, dopo il rallentamento nella prima parte dello scorso anno. Nell’area dell’euro la crescita si è indebolita e a novembre la produzione industriale è diminuita significativamente in Germania, in Francia e in Italia. Proprio in Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto. A ciò si aggiunge l’andamento delle esportazioni italiane che è risultato ancora favorevole nella seconda metà dell’anno, ma il rallentamento del commercio globale ha influenzato le valutazioni prospettiche delle imprese sugli ordinativi esteri. Resta ampiamente positivo il saldo di conto corrente; continua a migliorare la posizione debitoria netta sull’estero del Paese, che si è ridotta alla fine di settembre a poco più del 3 per cento del PIL.