Bce bacchetta Italia, spread è ‘una lezione’. Corte Conti rileva pecche reddito cittadinanza e Quota 100
Nel giorno in cui l’Ue si appresta a inviare la lettera di richiamo all’Italia, chiedendo chiarimenti sul trend rialzista del deficit e del debito, un doppio monito rivolto al governo M5S-Lega arriva dalla Bce e dalla Corte dei Conti.
Entrambe le istituzioni lanciano un alert sul rischio che l’Italia può rappresentare per la stabilità finanziaria, anche a livello globale. In particolare, il rischio Italia viene messo in evidenza laddove si legge, nel Financial Stability Review della Bce presentato oggi dall’Eurotower, che il paese potrebbe essere la più grande fonte di uno ‘snowball effect’ (ovvero di un effetto valanga, praticamente di uno shock) sull’Eurozona”.
Luis De Guindos, vicepresidente della Bce, ammonisce l’Italia per non rispettare le regole dell’Unione europea. E’ questo il motivo, sottolinea, delle oscillazioni dello spread BTP-Bund. “Ogni volta che le tensioni tra l’Italia e la Commissione (europea) si smorzano, gli spread sui bond governativi dell’Italia si restringono, allargandosi invece quando le tensioni aumentano”.
Ciò significa una sola cosa: “La lezione è evidente: è molto importante che le regole fiscali vengano rispettate”, sottolinea De Guindos. Peccato che il vicepremier Salvini la pensi in modo completamente diverso. A suo avviso, infatti, le regole dell’Unione europea sono ‘vecchie e obsolete’.
De Guindos ha ricordato ancora come il problema dell’Italia sia il basso tasso di crescita.
L’esigenza che l’Italia dovrebbe sentire di ridurre il debito viene ribadita anche dalla Corte dei conti che, nel Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica, sottolinea “l’importanza per la stabilità finanziaria del Paese di una riduzione del debito”.
Le previsioni sul Pil sono tutte fuorché positive: “La decelerazione che si è registrata nel corso del 2018 e il perdurare di uno scarto significativo rispetto alla media dell’area euro determinano una condizione di ‘eredità negativa’ per gli anni a venire, che non appare agevole rimontare”.Nel presentare al Senato il rapporto 2019 della Corte, il presidente Angelo Buscema precisa che “nei primi mesi del 2019 gli sviluppi congiunturali hanno confermato la non favorevole intonazione del ciclo economico globale”. Viene rilevato, allo stesso tempo, che “non sono mancati, tuttavia, in Italia, incoraggianti segnali di recupero a partire dai buoni risultati della produzione industriale”. Tuttavia, il negativo ‘effetto di trascinamento’ che l’esercizio 2018 consegna all’anno in corso, valutabile in 2 decimi di Pil, indica che anche un tasso di crescita molto modesto presuppone un’ulteriore ripresa delle attività economiche nei prossimi trimestri”.
La Corte non risparmia giudizi improntati allo scetticismo su quelle misure cardine del contratto di governo che sono state varate e che tanto si sono scontrate con la perplessità di diverse istituzioni anche internazionali: ovvero, il reddito di cittadinanza e quota 100.
In particolare, il reddito di cittadinanza può “scoraggiare e spiazzare l’offerta di lavoro legale”. Il punto -spiegano i magistrati – è che, “nonostante l’attenzione posta nel disegnare l’impianto del reddito di cittadinanza e la previsione di un sistema di vincoli e sanzioni potenzialmente efficace nel contrastare gli abusi, resta la preoccupazione che in un contesto, come quello italiano, in cui è elevata la quota di economia sommersa e sono bassi i livelli salariali effettivi, il reddito di cittadinanza possa scoraggiare e spiazzare l’offerta di lavoro legale”.
In più, il finanziamento in deficit del reddito di cittadinanza “è motivo di preoccupazione per gli equilibri di bilancio di medio termine, date le condizioni di elevato debito pubblico”. Di conseguenza, è questo, l’auspicio della Corte dei Conti “un eventuale minor esborso rispetto alle stime originarie andrebbe utilizzato, almeno sotto lo stretto profilo della sostenibilità dei conti pubblici, per ridurre il disavanzo e rientrare dal debito”.
Riguardo a quota 100, la sua introduzione ha “posto sotto i riflettori una reale esigenza: quella di un maggior grado di flessibilità del requisito anagrafico di pensionamento”. Tuttavia, la Corte dei Conti solleva qualche dubbio laddove afferma che sarebbe necessaria una soluzione “più neutra” da un punto di vista “dell’equità tra coorti di pensionati e tale da preservare gli equilibri e la sostenibilità di lungo termine del sistema”. Una soluzione, insiste, che sia anche “strutturale e permanente”.