Benzina: fiammata dei prezzi, ma Lega-M5S pronti a tagliare le accise. Quanto pesano?
Proprio in questi giorni in cui si sta assistendo a una fiammata dei prezzi dei carburanti in Italia, spunta la possibilità che il nuovo governo Lega-M5S possa approvare un taglio alle accise in grado di far calare fino a 20 centesimi al litro il prezzo della benzina per gli automobilisti. Lo rivela La Repubblica, secondo cui l’ipotesi sarebbe contenuta nel patto di governo che stanno mettendo a punto le due forze politiche.
Attualmente solo una piccola parte di quello che si paga alla pompa è legato al prezzo del combustibile. La parte più pesante rigurda le accise, a cui si aggiunge anche l’Iva al punto che su un pieno di benzina da 80 euro, ben 51,2 euro se ne vanno in tasse. Ad oggi la tassazione sulla benzina rappresenta il 64% del prezzo pagato dai consumatori, percentuale che scende al 60% per il gasolio. In particolare, sulla verde si pagano 0,73 euro al litro solo di accise, che se sommati ai 0,29 euro di Iva, diventano 1 euro poco più solo di imposte. Sul gasolo, le accise sono pari a 0,617 euro.
Ecco negli anni come sono aumentate le accise e perché:
0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936)
0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956)
0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963)
0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966)
0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968)
0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976)
0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980)
0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983)
0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996)
0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004)
0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005)
0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009)
da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011)
0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011)
0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011)
0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011)
0,02 euro: terremoto in Emilia (2012)
Ridurre le accise sarebbe un bel sollievo per gli automobilisti, ma non per lo Stato e i suoi conti pubblici. La Repubblica ha ricordato che nel 2017 le accise sui carburanti hanno reso all’Agenzia delle Entrate 25 miliardi. Se il nuovo governo decidesse di eliminarne quasi un quarto, significherebbe cancellare dal bilancio dello Stato circa 6 miliardi.
Torna il caro-benzina
Negli ultimi giorni i listini di benzina e gasolio sono sensibilmente aumentati. Il prezzo medio praticato sulla rete italiana, secondo le tabelle del ministero dello Sviluppo aggiornate al 14 maggio, è schizzato sopra quota 1,6 euro, portandosi a 1,606, ai massimi dal luglio 2015. Ma in modalità servito, la benzina ha superato anche la soglia di 1,7 euro al litro. Rincari che pesano sulle tasche degli automobilisti: per un pieno di carburante si spendono oggi 2,3 euro in più rispetto al mese scorso. Aumenti alla pompa anche per il diesel, salito a 1,483 euro al litro, con un +3,3% rispetto al mese scorso. E’ l’effetto delle quotazioni di petrolio sui listini di New York e Londra, schizzate al rialzo in scia alle tensioni in Medio Oriente dopo l’annuncio di Donald Trump del ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare con l’Iran (Leggi QUI).
“Gli effetti sui listini alla pompa sono troppo veloci e danneggiano le tasche dei consumatori”, ha denunciato il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, che si interroga su come sia possibile che il prezzo alla pompa aumenti al solo annuncio di tensioni in Medio Oriente, nonostante il petrolio venduto oggi sia stato acquistato nei mesi scorsi, quando le quotazioni erano decisamente inferiori ai prezzi odierni.
Effetto valanga su economia e spesa
Ma il caro benzina non pesa solo sulle tasche dei singoli automobilisti. In un paese come l’Italia dove l’85% dei trasporti commerciali avviene su strada, l’aumento dei prezzi dei carburanti ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, trasformazione e conservazione. “L’aumento – spiega Coldiretti – potrebbe quindi contagiare l’intera economia perchè se salgono i prezzi del carburante si riduce il potere di acquisto degli italiani che hanno meno risorse da destinare ai consumi mentre aumentano i costi per le imprese”.