Bonus 80 euro addio? Salvini frena: non è all’ordine del giorno
Si accende il dibattito intorno al bonus degli 80 euro. Introdotto cinque anni fa dal governo Renzi, proprio a ridosso delle elezioni europee, oggi il suo futuro potrebbe essere a rischio, almeno nella sua forma attuale. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha parlato infatti di riassorbimento. L’ipotesi suggerita è che gli 80 euro si trasformino in minori tasse, in occasione della riforma fiscale. Ma questa mattina il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, in piena campagna elettorale, ha precisato che non è nelle priorità del governo.
La bagarre sul bonus degli 80 euro è scattata ieri, dopo l’intervento di Tria alla trasmissione televisiva Agorà su Rai3 (la risposta scatenante il dibattito è a un’ora e due minuti circa di questo video). Poco dopo, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha diffuso una nota sottolineando come le dichiarazioni di Tria fossero state mal interpretate e precisando: “Tria, non ha mai parlato di taglio degli 80 euro, ma piuttosto di un possibile loro riassorbimento nell’ambito di una futura revisione del prelievo fiscale”.
Cosa vuol dire? Massimo Garavaglia, viceministro all’Economia ed esponente della Lega, in una intervista a La Stampa ha spiegato: “Gli 80 euro si possono trasformare in detassazione”. E ancora: “Meglio farli diventare una buona base di partenza per la flat tax per il ceto medio”. Insomma, l’idea sarebbe quella, in occasione delle riforma fiscale, di spostare quegli 80 euro da bonus a riduzione tasse. Con lo stesso risultato sul reddito netto dei lavoratori.
In particolare, le ipotesi sul tavolo, come ricostruito da Il Corriere della Sera, sarebbero due: la flat tax al 15% per i redditi famigliari al di sotto dei 50mila euro lordi annui, o la riduzione delle aliquote Irpef con il taglio dal 23% al 20% per quella applicata fino alla soglia dei 15mila euro lordi l’anno. In entrambi i casi, parte delle coperture verrebbero proprio dal bonus degli 80 euro. Quindi, il bonus non verrebbe eliminato ma distribuito in maniera diversa, con gli stessi benefici al netto, perché i soldi andrebbero comunque in gran parte alle stesse persone che oggi incassano gli 80 euro, assicurano dal Mef.
Lo precisa anche Garavaglia, nell’intervista a La Stampa: “Non cambia niente per il destinatario, ma lo Stato presenta conti migliori e questo è uno dei nostri obiettivi”. Il bonus degli 80 euro infatti così come è adesso figura sul bilancio dello Stato come una voce di spesa e non come minore pressione fiscale, dando così segnali negativi alle agenzie di rating che guardano da vicino le voci di costo statali.
Tuttavia alcune associazioni dei consumatori sollevano qualche dubbio. “E’ certo possibile, in linea teorica, che i beneficiari del bonus alla fine non vengano penalizzati in valore assoluto, a fronte di un abbassamento dell’aliquota Irpef tale da compensare la perdita di 80 euro dalla busta paga, ma lo sarebbero comunque in termini relativi rispetto a chi oggi, essendo più benestante, non ha mai usufruito del bonus. Insomma, sarebbe una flat tax ancora più iniqua” ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Questa mattina proprio il leader della Lega, Salvini, ha frenato sull’iniziativa. In un intervento a Canale 5, Salvini ha detto che la revisione del bonus degli 80 euro “non è all’ordine del giorno, io sono al governo non per togliere ma per dare”. E al conduttore che gli ha ricordato le parole del ministro Tria su un possibile riassorbimento del bonus, Salvini ha risposto: “E chiedetelo a lui”.