Bonus bebé a rischio? Intanto Upb avverte: con quota 100 taglio assegno pensioni fin oltre 30%
Bonus bebé a rischio sì o no? Le notizie che arrivano sulla questione sono poco chiare ma lasciano pensare che, in assenza di una proroga, esista il rischio che, a partire dal 2019, il contributo non sarà più versato. Stando a quanto riporta la stampa italiana, non ci sarebbe infatti alcun riferimento alla misura, nell’ultima legge di bilancio sfornata dal governo M5S-Lega. Una precisazione è arrivata però dallo stesso ministro della famiglia Lorenzo Fontana, che ha reso nota l’intenzione del governo di procedere a un emendamento.
“Sul cosiddetto bonus bebè è in predisposizione un emendamento governativo”, ha detto Fontana. “La misura ha richiesto una più attenta verifica sulla sua operatività ed efficacia, all’esito della quale si è deciso di presentare, sin dalla Camera, un emendamento governativo che miri a tenere conto, e a superare, talune inefficienze che erano emerse nella precedente versione”.
Mentre ci si interroga sulla fine che farà la misura, che è stata lanciata nel 2015 dalla prima manovra economica del governo di Matteo Renzi, e che si è tradotta in un contributo di 960 euro all’anno (dunque 80 euro al mese) per i primi tre anni e per i bebé nati nel triennio 2015-2017, arriva l’avvertimento dell’Ufficio parlamentare di bilancio su uno degli assi portanti della manovra del governo M5S-Lega: quota 100, nell’ambito della revisione della legge Fornero.
Secondo l’Upb, il cui numero uno Giuseppe Tesauro ha tenuto oggi un’audizione sulla manovra alla Commissione bilancio della Camera, “chi optasse per quota 100 subirebbe una riduzione della pensione lorda rispetto a quella corrispondente alla prima uscita utile con il regime attuale da circa il 5 per cento in caso di anticipo solo di un anno a oltre il 30 per cento se l’anticipo è di oltre 4 anni”.
L’Upb cerca di identificare anche la platea che beneficerebbe della misura: si tratterebbe di 437.000 contribuenti attivi che potrebbero essere interessati dalla misura.
Se questo canale “fosse parametrato a una eventuale ‘quota 100’ come somma di una età almeno pari a 62 anni e di un’anzianità contributiva di almeno 38 anni, la misura potrebbe potenzialmente riguardare nel 2019 fino a 437.000 contribuenti attivi”, ha detto lo stesso Pisauro.
Se poi tutta questa platea decidesse di utilizzare l’uscita disponibile, accertata l’esistenza dei presupposti, l’effetto potrebbe essere quello di “un aumento della spesa pensionistica lorda” di “quasi 13 miliardi nel 2019 e sostanzialmente stabile negli anni successivi”.
Pisauro precisa che questa stima “non è ovviamente direttamente confrontabile con le risorse stanziate nel Fondo per la revisione del sistema pensionistico per vari fattori: dal tasso di sostituzione dei potenziali pensionati con nuovi lavoratori attivi a valutazioni di carattere soggettivo (condizione di salute o penosità del lavoro) o oggettivo (tasso di sostituzione tra reddito e pensione, divieto di cumulo tra pensione e altri redditi, altre forme di penalizzazione)”.
Pisauro ha ricordato anche le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, scrivendo che il rallentamento congiunturale “si è ulteriormente accentuato” e che, di conseguenza, “risulta confermata la previsione di una crescita dell’1,1 per cento del Pil 2018, mentre emergono ulteriori rischi al ribasso relativamente al prossimo anno”.
Tra l’altro, “secondo le stime di breve termine dell’Upb la crescita del 2019 già acquisita risulterebbe pari allo 0,1 per cento, rendendo l’obiettivo di aumento del Pil per il prossimo anno (1,5 per cento) ancora più ambizioso di quanto già rilevato in precedenza”.
Praticamente, agli occhi dell’Upb, le stime sul Pil elaborate dal governo M5S-Lega sono diventate ancora più ottimistiche. Seppur non a un livello elevato come quello stimato dalla Commissione europea – che nelle Previsioni economiche di autunno ha reso noto di stimare per il prossimo anno un rapporto deficit-Pil di ben il 2,9%, rispetto al 2,4% atteso dall’esecutivo giallo-verde – anche l’Upb prevede che il deficit salirà oltre le stime del governo.
Pisauro ha, di fatto, affermato che la manovra economica “peggiora il disavanzo” e che le “grandezze di finanza pubblica programmate dal governo appaiono soggette a rischi”, annunciando di prevedere per il 2019 un deficit al 2,6% del Pil dunque, anche in questo caso, superiore a quanto previsto da Tria & Co.