BTP e Bund avanti tutta grazie a Bce, banche unica vittima della colomba Draghi
Sui mercati si sente ancora l’eco degli annunci di ieri da parte della Bce che ancora una volta è riuscita a mostrarsi più accomodante del previsto. Il riferimento ai tassi di interesse fermi almeno fino all’estate 2019 ha più che controbilanciato l’annuncio della fine del QE. Inoltre l’estensione del QE negli ultimi tre mesi dell’anno vede acquisti per 15 miliardi di euro al mese, e non i 10 miliardi attesi dagli operatori.
Piazza Affari, reduce da quattro sedute consecutive in rialzo, oggi si muove in lieve calo con l’indice Ftse Mib a quota 22.420 punti (-0,29%). Buone indicazioni dall’obbligazionario con lo spread Btp-Bund a quota 223 punti base e il rendimento del BTP decennale sceso sotto il 2,6%, sui minimi dal 6 maggio scorso. REndimenti in calo per tutti i governativi dell’area euro con il Bund decennale che rende lo 0,38% rispetto allo 0,5% di ieri prima dello statement della Bce.
Sul valutario l’euro ha perso oltre 2 figure dopo l’annuncio della bce e ora viaggia sotto 1,16. “Con la prospettiva di tassi negativi in Europa ancora per almeno 15 mesi – rimarca l’Ufficio studi di Intesa Sanpaolo – si assisterà ancora un progressivo allargamento del differenziale tassi tra Usa ed eurozona che riteniamo sarà di freno al rafforzamento di euro/dollaro, come lo è stato negli ultimi mesi”.
Cali tra l’1 e il 2% per le big bancarie
Unica vittima sacrificale dei toni da colomba usati dall’istituto guidato da Mario Draghi sono le banche, già deboli ieri. L’allontanarsi della porspettiva del primo rialzo dei tassi impatterà negativamente sui ricavi delle banche che dovranno affrontare più a lungo uno scenario di tassi zero. Oggi a soffri maggiormente sono Mediobanca (-2,m15%), Banco BPM (-1,8%), Bper (-1,65%) e Unicredit (-1,5%).
Toni della Bce che stanno contribuendo invece a un forte ritracciamento dell’euro, sceso sotto 1,16 contro il dollaro. Se se giovani i titoli maggiormente dollar sensitive come Stm (+0,70%) che trova sponda anche nel nuovo rally del Nasdaq. Rallenta invece FCA (-0,22%), altro titolo favorito dalla forza del dollaro Usa. Secondo i dati diffusi da Acea, nell’Europa dei 28 più le nazioni aderenti all’Efta, il gruppo guidato da Sergio Marchionne ha immatricolato 110.100 vetture, in lieve aumento dello 0,2% rispetto a un anno fa. La quota è pari al 7,6% del mercato complessivo rispetto al 7,7% del maggio 2017.
Nuovi record per Ferrari
Ferrari (+1,45% a 129 euro) continua ad aggiornare i massimi storici. ieri Berenberg – che ha alzato il prezzo obiettivo a 135 euro – ha rimarcato come l’eventuale Ipo di Aston Martin (valutazione tra 4,6 e 5,7 miliardi di euro) implicherebbe per Ferrari un valore praticamente doppio rispetto a quello attuale, superiore ai 240 euro per azione.