Finanza Notizie Italia Carige alla ricerca di un cavaliere bianco. Ma arena risiko sempre più deserta, anche per Cimbri M&A non è un must (leggi Bper e Pop Sondrio)

Carige alla ricerca di un cavaliere bianco. Ma arena risiko sempre più deserta, anche per Cimbri M&A non è un must (leggi Bper e Pop Sondrio)

11 Novembre 2021 12:31

Carige, la banca che insieme a Mps viene considerata il tallone d’Achille del sistema bancario italiano, torna sotto i riflettori, con la pubblicazione dei risultati di bilancio, così come tornano sotto i riflettori Bper e Popolare di Sondrio in tema di M&A, dopo le dichiarazioni arrivate oggi da Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol. Da segnalare che Unipol è il maggiore azionista di Bper, con il 19%, così come è maggiore azionista della banca valtellinese Pop Sondrio, con una quota del 9,5%.

Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa AdnKronos, nel rispondere a una domanda sul “risiko bancario” in occasione di un’intervista rilasciata all’Insurance Summit organizzato dal ‘Sole24Ore’, Cimbri si è così espresso:

“Noi siamo un gruppo privato, perseguiamo gli interessi degli investitori. Se potranno esserci operazioni accrescitive per la nostra strategia le valuteremo quando le banche ce lo sottoporranno” ma se non porteranno a un aumento del valore “non saranno di nostro interesse”.

Unipol è pronta a sostenere in ogni caso la Banca Popolare di Sondrio:

“Con Sondrio possiamo fare molto di più anche solo con la distribuzione di prodotti assicurativi. Le scelte sono della banca, quindi se la banca vorrà crescere attraverso aggregazioni valuteremo con loro se possiamo supportarli. Se invece vuole rimanere nell’attuale configurazione saremo soddisfatti. La nostra è una presenza di azionisti di lungo periodo, a supporto dei nostri interessi come distributori e a difesa della banca se dovesse essere attaccata da altri soggetti”.

Anche per Cimbri (AD Unipol) M&A banche non a tutti i costi

Cimbri raffredda dunque le ipotesi di M&A a tutti i costi per Pop Sondrio e Bper, dopo che in primavera si era parlato anche della possibilità di una fusione tra la due banche che vedono Unipol azionista di maggioranza, che avrebbe lasciato a bocca asciutta Banco BPM.

Ma c’è da dire che, da Andrea Orcel di UniCredit a Giuseppe Castagna di Banco BPM e ora anche a Carlo Cimbri di Unipol, l’impressione è che il risiko tra le banche italiane non sia alla fine, per i rispettivi amministratori delegati e azionisti di controllo, quell”obiettivo ultimo su cui i mercati hanno tanto scommesso. E se sia Bper che Pop Sondrio vorranno giocare da sole, preferendo una strategia stand-alone, allora vuol dire che ci saranno almeno due banche in meno che hanno mire su Carige. (e Banco BPM ha già precisato di non essere interessata).

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Di un partner invece, oltre a Mps, la banca ligure Carige ne ha bisogno. Ieri il titolo è salito di oltre l’1% a Piazza Affari dopo la pubblicazione del bilancio: oggi le quotazioni perdono però terreno, così come arretrano i titoli Popolare di Sondrio, Bper e in generale delle banche scambiate a Piazza Affari.

Carige: perdita di 76,6 mln in 9 mesi, incide effetto ispezione Bankitalia

Tornando al bilancio di Carige, nei primi nove mesi del 2021 la banca ligure ha sofferto una perdita di €76,6 milioni, su cui ha inciso – si legge nel comunicato – una componente non ricorrente di €22,6 milioni prudenzialmente accantonata a chiusura della verifica ispettiva sulla trasparenza da parte di Bankitalia. La perdita si è comunque ridotta dal passivo di €138,51 milioni dello stesso periodo del 2020.

Carige ha precisato che lo scorso “9 novembre, la Banca d’Italia, in riferimento al verbale consegnato in data 27 aprile 2021 a chiusura della verifica ispettiva sulla Trasparenza, ha comunicato e precisato le proprie aspettative in tema di indennizzi per le applicazioni commissionali riferite agli anni precedenti”.

Il riferimento è agli indennizzi in particolare delle commissioni che sono state addebitate sui conti correnti a partire dal 2012 e per cui erano stati accantonati già 10,4 milioni.

“Nelle more di una più puntuale definizione, che sarà ultimata entro il primo semestre del prossimo anno, la banca ha determinato comunque in via prudenziale di procedere ad un ulteriore accantonamento di €22,6 milioni, aggiuntivo rispetto all’appostamento di €10,4 milioni effettuato nel bilancio 2020″.

Così ha commentato i risultati Francesco Guido, amministratore delegato di Banca Carige:

“Il trimestre appena concluso è la conferma che Carige prosegue nella marcia di recupero della redditività forte del presidio sulla qualità degli asset creditizi e del progressivo completamento delle attività previste nel piano. Sebbene il consuntivo finale risulti inficiato da una sopravvenienza passiva non riconducibile all’attività caratteristica e che potrà successivamente essere riassorbita, la banca si trova in ottimo stato di salute e consolida i positivi segnali di crescita del proprio business registrati nei trimestri precedenti. Grazie all’insostituibile contributo del nostro personale proseguiremo sulla strada di accelerare ulteriormente lo sviluppo delle banche del Gruppo, facendo sentire ancora di più la vicinanza alle famiglie e alle imprese che vivono nei nostri stessi territori”.

Dal bilancio di Carige è emersa “l’ottima performance nei nove mesi del 2021 del risparmio gestito rispetto alla media di mercato, con un rialzo del 10,2% della raccolta netta del gruppo, rispetto alla crescita pari a +4,7% media del mercato”.

La crescita del margine di interesse (€116,5 milioni nei nove mesi) è stata “significativa”- si legge ancora nella nota – +21,1%1 nel confronto con i nove mesi dell’esercizio precedente e sostenuta rispetto al secondo trimestre 2021 e al terzo trimestre 2020 (rispettivamente +6,0% e +10,8%), grazie soprattutto a un lieve incremento della marginalità sul portafoglio crediti e alla riduzione del costo della raccolta. Anche le commissioni nette, pari a €168,2 milioni mostrano un’accelerazione: +11,8% rispetto ai nove mesi del 2020″.

Sul fronte NPL “il portafoglio crediti deteriorati netti verso clientela risulta sostanzialmente stabile, a €306,5 milioni, riflettendo una solida qualità del credito che si mantiene sui migliori livelli di sistema con un NPE ratio lordo e netto rispettivamente pari al 5,0% e al 2,6%; il costo del rischio del credito verso la clientela nei nove mesi si attesta quindi a 38 bps (annualizzati)”.

Carige ha di conseguenza comunicato che, a seguito dell’ “andamento dei primi nove mesi dell’anno, a conclusione dei quali è stata contabilizzata una perdita di €76,6 milioni, la banca rimane focalizzata sul raggiungimento dei target reddituali di piano, potendo anche contare sul ‘perdurante, pieno e convinto impegno nel sostegno di Banca Carige e degli interventi per proseguire nel processo di turnaround, di sviluppo commerciale, di efficientamento e di ottimizzazione del capitale della Banca’ dichiarato pubblicamente il 28 luglio 2021 da parte del FITD (Fondo interbancario di tutela dei depositi) attuale azionista di controllo, che sta svolgendo un processo di selezione di un partner per addivenire ad una business combination del Gruppo“.

L’istituto ha dunque confermato di essere ancora a caccia di un cavaliere bianco, fattore che ha spesso collegato la banca alla malata tra le banche italiane, Mps, da poco reduce dal flop delle trattative tra il suo maggiore azionista, lo Stato – con una quota del 64% – e UniCredit.

Come ha ricordato anche Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa SanPaolo in un’intervista alla Stampa pubblicata oggi, Carige fa parte delle due condizioni di attenzione presenti nel sistema bancario italiano: l’altra è per l’appunto il Montepaschi.

Messina si è confermato fiducioso nei confronti della capacità della banca ligure di “avere un suo percorso di soluzione positiva”.

Carige e il passato sofferto

Di certo, come la collega senese, Carige ha un passato sofferto:

l’istituto è stato salvato alla fine del 2019 per la quarta volta in sei anni, dopo aver bruciato dal 2014 in poi quasi 2,2 miliardi di euro circa di ricapitalizzazioni messe in atto.

La situazione di Carige si è inevitabilmente complicata con le richieste che sono state presentate dal secondo azionista, Cassa centrale banca, che in primavera ha presentato una proposta per esercitare il suo diritto di opzione e acquisire la quota dell’80% dell’Fitd, tale da replicare il modello Intesa-banche venete, oltre a volere anche una dote da 500 milioni: proposta considerata piuttosto esosa, che ha mandato all’aria i piani precedenti, rigettando Carige nell’arena del risiko bancario.

Da lì (marzo 2021) sono tornati i timori per il futuro della banca, con il Fondo interbancario che cerca tuttora un acquirente a cui mollare la sua quota.

L’acquirente è ancora latitante, contrariamente a quanto i primi rumor avevano lasciato pensare: mesi fa si parlava infatti di un interesse di Banco BPM, di Credem e di alcuni fondi di private equity. Si facevano anche i nomi di Bper – ma le dichiarazioni di oggi di Carlo Cimbri confermano come l’azionista di maggioranza Unipol non scalpiti affatto per una fusione, dopo che anche l’AD di Bper Pietro Montani aveva azzoppato i rumor sulla voglia di risiko – e di Credit Agricole, (quest’ultima ha già fagocitato CreVal).

Il titolo Carige è tornato in Borsa alla fine di luglio dopo una sospensione durata due anni e mezzo: era stata la Consob a congelare la negoziazione dei titoli emessi o garantiti dalla Società il 2 gennaio del 2019, a seguito della decisione della BCE di porre la Banca in amministrazione straordinaria.

Quella procedura si è conclusa il 31 gennaio del 2020, gettando le basi di una nuova era per l’istituto di credito.

Certo i tempi del ritorno a Piazza Affari alla fine si sono fatti più lunghi a causa dei problemi e disagi vari provocati dalla pandemia Covid-19.