Finanza Notizie Italia Casa: congiuntura economica e i prezzi in ascesa raffreddano (per ora) voglia di mattone. Milano resta città più cara d’Italia

Casa: congiuntura economica e i prezzi in ascesa raffreddano (per ora) voglia di mattone. Milano resta città più cara d’Italia

12 Luglio 2022 10:23

La voglia di casa degli italiani appare meno vivace nei primi mesi del 2022, dopo il boom dello scorso anno in scia allo stop della pandemia. Ma se la domanda è in lieve calo, i prezzi tengono. Secondo i dati elaborati da Immobiliare.it Insights, business unit di Immobiliare.it specializzata in studi di mercato, nei primi sei mesi del 2022 i prezzi sono saliti di un ulteriore 1% e la domanda è arretrata su base annua del 2%. A giugno la cifra richiesta per l’acquisto di una abitazione a livello nazionale è stata di 2.063 euro al metro quadro.

Se si analizza la situazione lungo lo Stivale, il Nord si conferma il motore propulsivo del Paese, in particolare è il Nord Est a performare meglio anno su anno, con un aumento dei prezzi pari al 3,5%, mentre Nord Ovest segna un +2,7%. Situazione di sostanziale stabilità per il Centro e il Sud (+0,1% entrambi). Negativo invece il confronto con i primi sei mesi del 2021 per le Isole, che vedono un calo nel valore delle case dell’1,4%. Dall’analisi di Immobiliare.it, che è andata a scandagliare le differenze a livello di densità abitativa del Paese, acquistare una casa in una grande città costa quasi 1.400 in più rispetto ai centri con meno di 250.000 abitanti. Il mercato si mostra comunque resistente anno su anno sia per le grandi che per le piccole città (+0,7% e +0,8% rispettivamente).

«In questi primi sei mesi dell’anno stiamo assistendo ad un calo nell’interesse da parte dei potenziali acquirenti, con una domanda che scende di due punti percentuali rispetto al 2021 – afferma Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it –. La difficile congiuntura economica e i prezzi costantemente in ascesa hanno momentaneamente raffreddato la voglia di casa degli italiani, dopo il boom che si è verificato l’anno scorso, dopo lo stop della pandemia».

Prezzo acquisto: Milano si conferma la città più cara d’Italia
A livello di prezzo di acquisto, Trieste mantiene il primato di performance guadagnando il 3,7% rispetto al trimestre precedente e quasi il 10% nel confronto con il primo semestre dello scorso anno. Milano si conferma la città più cara d’Italia, sfondando il tetto dei 5.000 euro al metro quadro, con una crescita di quasi il 5% su base annuale. A seguire – sopra quota 3.000 euro al metro quadro – Firenze, con un prezzo praticamente invariato anno su anno che si avvicina ai 4.000 euro/mq; Roma (+1,5% su base annuale) dove per acquistare casa servono 3.336 euro/mq, e Bologna che rispetto al primo semestre del 2021 guadagna un 4,2% e si attesta sui 3.177 euro/mq. Gli immobili di Venezia e Genova perdono invece oltre il 2% del loro valore anno su anno, con un prezzo al metro quadro di poco inferiore ai 3.000 euro per la prima e di poco superiore ai 1.500 per la seconda.

Affitti, prosegue la ripresa post pandemia
Prosegue la ripresa del mercato degli affitti già evidenziata post pandemia. Il confronto anno su anno mostra un mercato italiano che ha recuperato appieno la sua dinamicità e dove i prezzi delle locazioni sono aumentati del 5,8%, con tutte le macroaree di segno positivo. Rispetto al primo semestre del 2021, poi, l’offerta di immobili in affitto è calata del 35%, con un significativo -42% nei grandi centri urbani. Di contro l’interesse nei confronti della locazione ha subito un’importante accelerata (+45% anno su anno), segno che molte case sono uscite dal mercato e che quindi la mobilità collettiva sta tornando ai livelli pre-pandemia.

«Si sta assistendo ad un rinnovato interesse per la possibilità della locazione, in particolare nelle grandi metropoli dove le opportunità di studio e di lavoro, come anche di svago, si moltiplicano – conclude Giordano –. Non a caso la richiesta di case in affitto sfiora il +60% su base annua nelle città con più di 250.000 abitanti, mentre i centri più piccoli, di cui soprattutto si compone il tessuto urbano del nostro Paese, evidenziano percentuali sempre positive ma più contenute».