CIR in decreto fiscale con tetto a 3mila euro: pressing della Lega
Ridare slancio alla voglia degli italiani di puntare sui titoli di Stato del nostro paese: questa l’intenzione del governo che punta a inserire nella legge di bilancio 2019 i CIR, acronimo di Conti Individuali di risparmio. A parlarne la prima volta era stato Armando Siri, sottosegretario leghista, nonché fidato consulente di Matteo Salvini, descrivendo a sommi capi l’antidoto antispread a cui starebbe lavorando l’Esecutivo.
La Lega propone i Cir
Il conto individuale di risparmio (Cir) è un innovativo strumento di investimento in titoli di Stato e in titoli similari, a disposizione di qualunque persona fisica residente in Italia. Così si legge nella relazione allegata al ddl in circolazione. “Stante la loro finalità di favorire maggiori investimenti domestici, i Cir sono utilizzati allo scopo di investire in titoli individuati dal ministero dell’Economia e delle Finanze purché emessi a partire dal primo gennaio 2019”. Il vantaggio che troveranno i cittadini nello sottoscrivere i CIR è fiscale: rendimenti esentasse, credito d’imposta annuo pari al 3,5%, esenzione dall’imposta di donazione e successione a patto che le somme restino vincolate almeno per 18 mesi. Infine i CIR sono impignorabili e non sottoponibili a sequestro e inoltre sarà vietata la vendita allo scoperto dei titoli.
Siri: tetto pro capite di 3.000 euro
Oggi lo stesso Siri, parlando a Reteurs, fornisce ulteriori dettagli. Su oltre 2.300 miliardi di debito pubblico complessivo, la quota in mano a investitori non residenti è di poco inferiore al 31%, secondo i dati di Bankitalia aggiornati a giugno 2018. Il grosso dei titoli è in mano a banche e fondi d’investimento: le famiglie e le imprese italiane contano per meno del 5%. In questo quadro, come sottolinea lo stesso Siri, la Lega ritiene che i Cir stimoleranno i risparmiatori italiani a comprare i titoli del Tesoro. “La struttura è definita”, dice il sottosegretario leghista alle Infrastrutture e promotore dell’iniziativa. “È previsto un tetto pro capite di 3.000 euro e una detrazione a fini Irpef del 23% sulle somme investite. I rendimenti sono detassati”, spiega Siri. La raccolta totale non potrà superare i 15 miliardi.
I dubbi del MEF
Tuttavia dal ministero dell’Economia, spiega una fonte vicina al dossier, i Cir non sono visti di buon occhio considerando che andrebbe verificata la loro compatibilità con le leggi comunitarie. Ma su questo punto il sottosegretario afferma: “Non c’è nessun problema con le regole contro gli aiuti di Stato, stiamo parlando di emissioni dedicate”. La Lega vorrebbe che i Cir siano inseriti nel decreto legge collegato alla legge di Bilancio, attesi entrambi entro il 20 ottobre.