Con crowdinvesting liquidità per 908 mln. Vivace il Real estate che triplica
Il crowdinvesting (progetti finanziati tramite fondi raccolti di capitali che usano portali in Rete) resta una interessante fonte di liquidità immediata nell’era Covid-19. E in italia continua a registrare risultati record: al 30 giugno, infatti, i fondi erogati in totale ammontavano a 908 milioni di euro contro i 517 di un anno fa. A voler dare una definizione si tratta di una forma di crowdfunding in cui, a fronte di un investimento anche di modesta entità, viene riconosciuto una remunerazione (spesso un titolo di partecipazione della società oggetto di raccolta di capitali su piattaforme online).
L’equity crowdfunding è arrivato a 159 milioni (erano 82 a giugno 2019 e già avevano moltiplicato per due il risultato del 2018), mentre il lending ha raggiunto quota 749 (410 relativi a prestiti a persone fisiche e 339 a imprese) contro i 435 del 2019, a loro volta il doppio del 2018. Gli ultimi 12 mesi da soli hanno contribuito con la cifra record di 390,8 milioni di euro, 76,6 raccolti nell’equity (erano 49 l’anno precedente) e 314,2 nel lending (207), con un tasso di crescita relativo che non fa sfigurare l’Italia rispetto ad altri Stati europei, anche se il gap sui volumi si mantiene significativo. Forte crescita nel real estate: i portali di equity specializzati hanno erogato negli ultimi 12 mesi risorse per 19,5 milioni di euro, quelli di lending per 29,2 (48,7 milioni in totale), quasi triplicando rispetto al periodo precedente.
Queste in sintesi le principali tendenze contenute nel quinto report italiano dedicato al ‘Crowdinvesting’ realizzato dall’Osservatorio omonimo della School of Management del Politecnico di Milano. In particolare l’Osservatotio studia quel sottoinsieme del crowdfunding che permette a persone fisiche, ma anche investitori istituzionali e professionali, di aderire direttamente attraverso una piattaforma Internet abilitante a un appello per raccogliere risorse destinate a un progetto imprenditoriale, concedendo un prestito (lending-based model) oppure sottoscrivendo quote del capitale di rischio della società (equity-based model). “Il crowdinvesting continua a crescere in Italia – è il commento di Giancarlo Giudici, direttore scientifico dell’Osservatorio – e si rivela come una fonte interessante di liquidità immediata nell’era del Covid-19”.
L’equity crowdfunding
L’ultimo periodo è stato caratterizzato da importanti novità regolamentari per l’equity crowdfunding, in particolare la possibilità per i portali autorizzati di collocare titoli di debito, seppure con alcune limitazioni, e di offrire delle ‘vetrine’ per la compravendita delle azioni sottoscritte. Al 30 giugno 2020 risultavano autorizzati in Italia 42 portali, 7 in più dell’anno scorso, ma molti non si erano ancora attivati. Le campagne di raccolta sono state finora complessivamente 595, 193 solo negli ultimi 12 mesi (contro le 170 dell’anno precedente), organizzate da 547 imprese (alcune hanno gestito più di un round). Il tasso di successo continua a mantenersi elevato: 75% nei primi 6 mesi del 2020, quando la media generale dell’intero campione dal 2014 è 72,7%.
Il valore medio del target di raccolta per i progetti non immobiliari è 192.481 euro (mediamente viene offerto in cambio il 10,4% del capitale, valore mediano 5,9%), 804.914 quello per gli immobiliari; si conferma la prassi di offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento (e votanti sopra la soglia).
Fra le emittenti guadagnano spazio le PMI tradizionali, ma il mercato è ancora dominato dalle startup innovative (58% dei casi nell’ultimo anno, cui si aggiunge il 13% delle PMI innovative), ubicate in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna, che operano nei servizi di informazione e comunicazione. Gli obiettivi principali correlati alla raccolta di capitale sono investire nel marketing e nel brand (49%) e nello sviluppo della piattaforma ICT (30%), ma si registra un 16% di casi che non forniscono indicazioni valide sugli obiettivi specifici della campagna. La valutazione pre-money mediana si aggira intorno a 1,6 milioni di euro.
L’importo medio investito dai sottoscrittori è di 3.222 euro per le persone fisiche e 20.000 per le persone giuridiche ed è sensibilmente aumentato negli ultimi 12 mesi rispetto al passato. Dopo la campagna di raccolta, spiega il rapporto, alcune aziende riescono a crescere in termini di fatturato e marginalità, ma altre rimangono al palo. Poche diventano profittevoli nell’immediato, pochissime riescono a superare i target previsti nel business plan. Nell’ultimo anno si sono registrate nuove exit, attraverso rimborsi di capitale, IPO o acquisizioni, ma anche ulteriori write-off, oltre a vari secondi (e terzi) round di raccolta. L’Italian Equity Crowdfunding Index ideato dall’Osservatorio ha dunque calcolato al 30 giugno un apprezzamento complessivo del valore di portafoglio investito pari al 10,41% (era il 9,43% un anno fa).
Il lending crowdfunding
Sul fronte del lending, al 30 giugno 2020 risultavano attive in Italia, come lo scorso anno, 6 piattaforme destinate a finanziare persone fisiche (consumer) e 11 dedicate alle imprese (business), di cui ben 6 (il doppio rispetto al 2019) specializzate nel real estate. Alcune piattaforme prevedono fondi di protezione per ripagare eventuali prestiti in sofferenza, altre fanno leva unicamente sulla garanzia pubblica del Fondo statale per le PMI.
Il real estate crowdfunding
Come previsto dall’Osservatorio, l’industria del real estate crowdfunding negli ultimi 12 mesi ha continuato ad essere particolarmente vivace in Italia. Se un anno fa si contavano solo 6 piattaforme dedicate attive (e 2 nel 2018), oggi sono ben 10. I progetti finanziati nell’ultimo anno hanno raccolto 48,7 milioni di euro (+185% rispetto al periodo precedente), 19,5 dalle piattaforme equity e 29,2 dai portali lending.