Condono fiscale: Lega propone sanatoria anche per IMU e TASI
A dicembre scade il termine per pagare il saldo dell’Imu e della Tasi dovute per il 2018 e la Lega sta pensando di inserire le due imposte tra quelle oggetto della sanatoria fiscale. La proposta è contenuta in un emendamento al decreto fiscale che recita testualmente: “Con riferimento alle entrate, anche tributarie, dei comuni, non riscosse a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale, notificati, negli anni dal 2000 al 2017, dagli enti stessi e dai concessionari della riscossione, i medesimi enti locali – si legge – possono stabilire, entro il termine fissato per la deliberazione del bilancio annuale di previsione, l’esclusione delle sanzioni”.
Come funzionerebbe la sanatoria per Imu e Tasi?
L’IMU è una imposta entrata in vigore dal 1° gennaio 2012 in via sperimentale, a regime dal 1° gennaio 2015, in sostituzione di ICI, Irpef dovuta sugli immobili non locati e relative addizionali regionali e comunali. Dal 2014 l’IMU non si paga sulla prima casa a patto che non sia un immobile che il Catasto considera di lusso o di pregio perché inserito nelle suddette categorie catastali (A1, A8 e A9). Stessa cosa dal 2016 per la Tasi, il tributo comunale sui servizi indivisibili quali la manutenzione delle strade, la pubblica illuminazione, la manutenzione del verde cittadino, ecc. Stante la lettura dell’emendamento nel perdono fiscale rientrerebbero le entrate, anche tributarie dei comuni, non riscosse a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale, notificati negli anni dal 2000 al 2017 dando così la facoltà ai contribuenti di pagare quanto non versato senza sanzioni.
Il gettito derivante dalla sanatoria per IMU e Tasi
Qualora l’emendamento del Carroccio venisse accolto, l’Erario potrebbe incassare una grossa fetta di gettito considerando che, in base alle stime della relazione presentata nel 2017 dalla Commissione sull’evasione fiscale, l’ammontare solo del tax gap IMU per gli altri fabbricati diversi dall’abitazione principale nel 2012 è stato di 4 miliardi circa, pari al 21,2% del gettito teorico. Nel triennio 2013-2015 è aumentato assestandosi attorno ai 5,2 miliardi di euro. A livello regionale, infatti, l’indicatore del tax gap dell’Imu varia dal 41,5% del gettito teorico in Calabria al 12,9% in Valle d’Aosta e presenta valori più elevati nelle Regioni meridionali.