Notiziario Notizie Italia Confcommercio quantifica il rischio aumento Iva: salasso da 889 euro a famiglia

Confcommercio quantifica il rischio aumento Iva: salasso da 889 euro a famiglia

22 Marzo 2019 14:56

Gli italiani rischiano più tasse per 382 euro a testa e 889 euro a famiglia nel caso il governo non disinneschi le clausole di salvaguardia.  Sono i numeri riportati dal rapporto ‘L’euro compie vent’anni’, stilato dall’Ufficio Studi Confcommercio e presentato in apertura del Forum di Cernobbio

 

Confcommercio ha tagliato stime di crescita per l’Italia per il 2019, da +1% a +0,3%, mentre nel 2020 è atteso un aumento dello 0,5%, ma solo con l’ipotesi di totale disinnesco delle clausole di salvaguardia sull’Iva (costo operazione stimato a 23,1 miliardi di euro).

Ventennio perduto
Nel ventennio 1999-2018 il tasso medio di crescita dell’Italia è stato di +0,4%, pari a circa un quarto della media dell’Ue (+1,6%), di Francia (+1,5%) e Germania (+1,4%) e un quinto di Spagna (+2%) e Regno Unito (+1,9%).Usando il Pil pro capite e i consumi trasformati in standard di potere d’acquisto (Spa) emerge un peggioramento della posizione dell’Italia (96% rispetto alla media Ue), con la sola Spagna (91,6%) a segnare una performance peggiore, mentre la migliore è la Germania (123,5%). La sola nota positiva per il nostro Paese indicata dal rapporto di Confcommercio è che i consumi privati hanno evidenziato una migliore tenuta negli anni della prolungata crisi.

“In questi vent’anni – rimarca il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – ci avete sentito ripetere tante volte che se si fosse attuata una politica coraggiosa di revisione della spesa pubblica sarebbe stato possibile spostare le risorse verso quel circolo vizioso che avvia gli investimenti pubblici e la crescita. Sarebbe migliorato il deficit, si avrebbe avuto una maggiore sostenibilità del debito e una riduzione dello spread, con una conseguente riduzione della spesa per interesse. Spazi per un intelligente esercizio di sovranità sul terreno della politica economica non sarebbero mancati anche in questi anni e questo anche in presenza delle regole del patto di stabilità e del fiscal compact”. Sono tre le proposte che il presidente di Confindustria illustra: “La prima è l’esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati dai fondi europei dal computo del deficit rilevante ai fini dei patti di finanza pubblica europea. In secondo luogo: il completamento dell’Unione bancaria europea, dotata di un comune schema di garanzia dei depositi, favorirebbe la circolazione dei capitali e ridurrebbe gli squilibri. In terzo luogo, la messa in campo di una efficace web tax europea: la competitività europea sul digitale va perseguita, ma un’equa tassazione è necessaria. L’Europa rischia di rinunciare al suo ruolo“.