Coronavirus: Unimpresa, molti settori a rischio. Impatto negativo su quasi il 10% del Pil
Il coronavirus rappresenta una minaccia per l’economia italiana, con un potenziale effetto negativo sul 10% del Pil. La mazzata sarà per diversi settori cardine dell’Italia, dal turismo, al lusso, fino ai trasporti e all’agricoltura, con danni complessivi stimati poco sotto i 150 miliardi. A calcolare l’impatto del virus sul tessuto imprenditoriale del paese è il centro studi di Unimpresa. Il bilancio delle prossime stagioni, primavera ed estate, potrebbe tradursi in un bagno di sangue sia per gli operatori turistici sia per le aziende degli altri comparti. La risposta del governo, secondo l’associazione, è insoddisfacente: “Ci aspettiamo ulteriori interventi, altrimenti l’Italia tornerà in recessione”, sostiene il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo lo studio dell’associazione, che ha elaborato i dati Istat integrandoli con alcune stime, il coronavirus può avere ricadute – dirette o indirette – su 146,1 miliardi (dati riferiti al 2019) che corrispondo al 9,12% del Pil italiano. Nel dettaglio, si tratta di 64 miliardi del settore alberghiero e della ristorazione, di 53 miliardi delle imprese di trasporto, di 8,1 miliardi dell’area noleggio e leasing, di 2 miliardi “fatturati” da agenzie di viaggio e tour operator, di 10,8 miliardi dello spettacolo (musei, cinema e teatri), di 7,6 miliardi del comparto sport e tempo libero.
Dai dati emerge come il recinto economico a rischio coronavirus è un mix di settori di attività che, in totale, sono costantemente cresciuti negli ultimi anni: dal 2015 al 2019, il fatturato delle imprese del turismo, dei trasporti e dello spettacolo è cresciuto di 17,5 miliardi.
“I dati dimostrano che il Pil italiano, negli ultimi 5 anni, si è retto ed è cresciuto, anche se a un ritmo lieve, proprio grazie all’andamento più che positivo dell’industria del turismo e dei settori collegati: per questo, il livello di attenzione deve essere estremamente alto – ha aggiunto il presidente di Unimpresa – Il rischio è quello di far sprofondare l’economia italiana nel baratro e in tempi rapidissimi: è un rischio che non dobbiamo correre”.