Covid spinge gli investitori italiani ad affidarsi di più ai consulenti finanziari
Lo scoppio della pandemia ha reso gli italiani più vulnerabili finanziariamente, come sottolineato dall’ultimo rapporto Consob sulla ricchiezza delle famiglie, con quasi un terzo delle famiglie non in grado di fronteggiare spese inattese e che ha subito una riduzione (temporanea o permanente) del reddito.
Eppure, sottolinea Andrea Rocchetti, Head of Investment Advisory di Moneyfarm, guardando all’universo della gestione dei risparmim le masse in gestione dell’industria del risparmio a livelli record (€2.393 miliardi, dati Assogestioni aggiornati a novembre 2020). Le reti dei consulenti da sole registrano una raccolta netta di 37,7 miliardi di euro, seppur in parte legata a impieghi in liquidità (12,2 miliardi, stando ai dati Assogestioni e Assoreti a novembre 2020).
Meno fai da te, più fiducia nel consulente finanziario
Di pari passo, aggiunge Rocchetti, cresce la domanda di consulenza finanziaria(+14% rispetto al 2019), nel 2020 il 41% degli investitori ha scelto un consulente o gestore (nel 2019 era il 30%), scende il fai-da-te dal 40% (2019) al 29%; il 66% dei clienti sotto consulenza ha confermato la propria scelta nel 2020 (dati Consob)
Da un altro rapporto Consob (La relazione consulente-cliente – Dicembre 2020), inoltre, è emerso che nell’identificare i tratti distintivi della consulenza, gli investitori citano più frequentemente la nozione di ‘“serenità” (85% dei casi). Fanalino di coda, invece, sono compiti fondamentali di un consulente quali il “controllo dei rischi dell’investimento” e, soprattutto, “controllo dei costi dell’investimento”. Non poteva essere altrimenti dal momento che oltre il 40% degli investitori, nel 2020, (pag. 48) non sa nemmeno di pagare per il servizio di consulenza che riceve. Pur essendo i costi l’unica variabile certa (e controllabile) di ogni investimento, tale concetto è minato alla base da una consapevolezza purtroppo ancora poco diffusa circa la loro stessa applicazione.
Le informazioni più ricercate dai risparmiatori riguardano il “come investire i propri risparmi”. E qui la figura del consulente è sempre più ricercata. In Moneyfarm, il tempo trascorso dai consulenti al telefono è cresciuto del 75% rispetto al 2019, e anche gli scambi via mail e chat sono significativamente aumentati (+43%). Sul blog Moneyfarm sono approdati oltre un milione di nuovi utenti in cerca di informazioni e il traffico è cresciuto del 122% rispetto al 2019.
Abbondanza di liquidità: il ruolo della consulenza
A ottobre 2020 in Italia il debito pubblico è arrivato a quota 2.587 miliardi e la liquidità a oltre 1.700 miliardi. Al di là delle azioni con cui lo Stato cerca, da un lato, di fare cassa e, dall’altro, di stimolare i consumi e un utilizzo più efficiente della ricchezza, la liquidità è sempre più un asset da valorizzare e sfruttare. “Oltre al costo-opportunità di investire, bisogna tenere presenti i tassi negativi, i potenziali rischi (specialmente per importi rilevanti) e i costi (anche fiscali) cui vanno soggetti i patrimoni parcheggiati nei conti correnti. Non a caso la Consob dice che chi investe i propri risparmi con la guida di un consulente tende a lasciare in liquidità una quota meno importante del proprio patrimonio”, argomenta l’esperto di Moneyfarm.
“Questa evidenza, insieme al buon grado di soddisfazione riscosso dalla consulenza tra chi l’ha effettivamente ricevuta – il 66% dei clienti sotto consulenza nel 2019 ha deciso di servirsene ancora nel 2020 – dovrebbe indicare a tutti i risparmiatori la strada più virtuosa nella gestione del proprio patrimonio e, all’industria italiana del risparmio la necessità di attivare alcune leve importanti per continuare a migliorarsi. La crisi innescata dalla pandemia contribuisce ad acuire le sfide legate ad alcuni cambiamenti strutturali delle economie avanzate come l’invecchiamento della popolazione e la digitalizzazione. In generale, l’impatto delle varie restrizioni pandemiche sulla clientela dei servizi finanziari è stato molto chiaro: il digitale ha visto un’importante accelerazione su tutti i fronti e gli effetti saranno duraturi”, denota Rocchetti che indica per l’industria del risparmio gestito il compito di mettere a disposizione del maggior numero possibile di risparmiatori soluzioni evolute, digitali, semplici ed efficienti. La digitalizzazione porta (o dovrebbe portare) grandi benefici quali costi bassi e flessibilità, infatti, anche nella gestione del risparmio senza comprometterne la qualità e offrendo sempre alla sua clientela la guida di un consulente. A tal proposito, il rapporto Consob ricorda che uno dei motivi principali per cui i risparmiatori non si rivolgono a un consulente è che hanno a disposizione piccoli capitali, mentre a motivarli alla consulenza digitale sarebbe proprio la possibilità di avere a disposizione un consulente in carne e ossa.