Creval anticipa Bce con aumento capitale pari a 2,5 volte valore mercato. Stretta sui costi, chiusura di 88 filiali
Creval, la conferma della necessità di lanciare un aumento di capitale tramortisce il titolo. Anche perchè, come spiegano alcuni, l’importo dell’operazione è pari a 2,5 volte il valore di mercato dell’istituto. L’azione non riesce a fare prezzo a Piazza Affari e soffre un calo teorico del 28%.
In generale il comparto bancario è sotto pressione, in attesa che oggi il Parlamento Ue dica la sua su quello che è diventato ormai un braccio di ferro tra la Vigilanza bancaria della Bce e l’Italia, ovvero sul nodo degli NPL. Diretto l’attacco del ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, che ha espresso anche il dubbio che l’addendum della Bce – che impone ulteriori accantonamenti a copertura dei crediti deteriorati, a partire dal 2018 – vada “oltre il limite” del mandato della banca centrale. E stavolta l’Italia non è rimasta sola, visto che è stata la stessa Federazione bancaria europea (FBE) a inviare alle istituzioni europee una lettera in cui si sottolinea che il modo in cui è stato stilato l’addendum va “ben oltre quanto previsto dalle regole contabili”.
Detto questo, i riflettori dei trader oggi sono tutti puntati su Mps, dopo la pubblicazione del bilancio dei primi nove mesi del 2017, le parole dell’AD Marco Morelli e la rivoluzione prevista nella governance. Ma anche sul caso Creval, per l’appunto, che già ieri si era messo in evidenza con un crollo del titolo superiore a -13%.
L’annuncio dell’aumento di capitale in concomitanza della riunione del cda per l’approvazione dei conti era atteso. Ma Creval è riuscita a stupire sull’ammontare dell’operazione, che alcune indiscrezioni stampa avevano calcolato in 500 milioni di euro, e che invece sarà pari a 700 milioni di euro. E’ quanto emerge dal nuovo piano industriale al 2020. L’operazione è stata sottoposta all’approvazione dell’assemblea straordinaria degli azionisti, che si riunirà il prossimo 19 dicembre, e implica il conferimento al CdA di una delega ad aumentare il capitale che dovrà essere esercitata entro il termine ultimo del 31 luglio 2019.
Creval emetterà nuove azioni che saranno offerte in opzione agli azionisti. La banca ha reso noto inoltre che il cda ha deliberato di sottoporre all’approvazione dell’assemblea straordinaria degli azionisti il raggruppamento delle azioni Creval nel rapporto di una nuova ogni dieci esistenti.
“Nonostante il raggruppamento sia da un punto di vista finanziario neutro, ci si attende che possa portare benefici, in particolare alla luce del previsto aumento di capitale in opzione, inclusa la creazione di un mercato più efficiente e liquido per i diritti durante il periodo di negoziazione”.
A sostegno della redditività della banca, il piano prevede la chiusura di 88 filiali tradizionali e la riduzione dell’organico, al fine di ridurre il rapporto tra costi e ricavi al 57,5% al 2020. Delle 88 filiali tradizionali, 23 saranno trasformate in filiali della linea Bancaperta, con assetto target della rete operativa pari a 350 filiali a fine 2018.
Si prevede anche la “liberazione” di circa 400 risorse nell’arco di sviluppo del piano, per effetto della fusione di Credito Siciliano, della chiusura di filiali e riorganizzazione della rete e dell’ottimizzazione delle strutture di corporate center, progressivo sviluppo dei servizi di banca digitale e ottimizzazione dei processi di front e back office. Di queste, circa 170, possono accedere al fondo di solidarietà per il settore del credito, con un costo one-off stimato pari a circa 61 milioni e savings sui costi del personale a regime di circa 15 milioni all’anno.
Altre risorse potranno essere ricollocate in rete al fine di aumentare le performance commerciali e migliorare il front to back ratio.
La chiusura delle filiali è un obiettivo anche di Mps, come emerge dal piano di risanamento della banca senese.
Mps vuole anticipare ora alla seconda metà del 2018 l’obiettivo di chiusura delle 600 filiali fissato al 2021; il target, in particolare, è quello di chiudere altre 152 filiali tra dicembre e gennaio e le 161 agenzie entro la seconda metà del 2018.
Intanto il Sole 24 Ore definisce l’aumento di capitale di Creval una misura shock, vista la capitalizzazione dell’istituto, che ieri si attestava attorno a 280 milioni (l’aumento è pari dunque a 2,5 volte la capitalizzazione).
“Una mossa in stile UniCredit, insomma, istituto che ha realizzato un aumento da 13 miliardi di euro”, che si accompagna alla cessione di crediti deteriorati per 1,6 miliardi tramite gacs. Di questi 1,6 miliardi, 800 milioni sono stati già classificati, come ha detto lo stesso direttore generale Mauro Selvetti, come sofferenze; gli altri 800 milioni di inadempienze probabili, ovvero UTP (“unlikely to be paid”) verranno comunque riclassificati a sofferenze.
Creval, si può dire, anticipa le mosse della Bce sugli NPL per risolvere una volta per tutte la questione dei crediti in sofferenza. Come afferma Selvetti, rispondendo alla domanda di un analista nella conference call, “ciò che ci ha convinto è che il mondo, l’Italia e l’Europa vanno in quella direzione per cui, anziché affrontare la questione di volta in volta sapendo che volenti o nolenti l’asticella degli Npl rimane cruciale e viene ritenuta tale anche dai mercati oltre che dai regolatori, abbiamo deciso di affrontarla una volta per tutte avendo le condizioni per farlo in modo da non doverne discutere più giorno per giorno”.