Crisi: 240mila imprese a rischio usura, le scadenze fiscali di luglio un innesco pericoloso
Sono poco meno di 240 mila le imprese italiane che, secondo la definizione della normativa europea, presentano delle esposizioni bancarie deteriorate. In altre parole, sono aziende e partite Iva che risultano “schedate” presso la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia come insolventi. Una classificazione che, di fatto, pregiudica, per legge, a questi soggetti economici di accedere ad alcun prestito erogato dalle banche e dalle società finanziarie. Una condizione che, ovviamente, non consente di avvalersi nemmeno delle misure agevolate messe in campo recentemente dal overno con il cosiddetto Decreto Liquidità. Non potendo ricorrere a nessun intermediario finanziario queste Pmi, strutturalmente a corto di liquidità e in grosse difficoltà finanziarie, in questo periodo di carenza di credito rischiano molto più delle altre di scivolare tra le braccia degli strozzini. L’allarme viene lanciato dalla CGIA.
Il fenomeno dell’usura In Italia
Il fenomeno dell’usura negli ultimi anni ha visto diminuire il numero delle segnalazioni alle forze dell’ordine. Negli ultimi 10 anni, infatti, il numero delle denunce per usura ha toccato il suo picco massimo nel 2013 (460). Il dato, poi, è progressivamente sceso toccando il valore minimo nel 2018 (189). Rispetto al 2010, il numero delle denunce registrato nel 2018 (ultimo aggiornamento disponibile) è crollato della metà.
“Con le sole denunce effettuate all’Autorità giudiziaria – afferma il segretario Renato Mason – non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura. Le segnalazioni, purtroppo, continuano ad essere molto poche. Con la depressione economica in corso, anche le forze dell’ordine hanno denunciato in più di una occasione molti segnali di avvicinamento delle organizzazioni criminali al mondo dell’imprenditoria”.
Le scadenze fiscali di luglio un innesco pericoloso
Le scadenze fiscali spesso sono l’innesco che attiva molte aziende a corto di liquidità a contattare o a essere contattate dalle organizzazioni criminali, che da sempre possono contare su importanti disponibilità di denaro proveniente da attività illegali. E da giovedì scorso (16 luglio) fino al prossimo 31 luglio è previsto un vero e proprio ingorgo fiscale. A seguito dello slittamento delle scadenze avvenuto nei mesi scorsi a causa del Covid, salvo cambiamenti dell’ultima ora, saranno ben 246 le scadenze fiscali (Irpef, Irap, Ires, Iva, ritenute e contributi Inps) che
le aziende saranno chiamate a rispettare.
Il Fondo di prevenzione dell’usura
Per evitare questa situazione, secondo quanto suggerisce la CGIA, potrebbe essere incentivato il ricorso al Fondo per la prevenzione dell’usura. Uno strumento presente da decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più. Il Fondo di prevenzione dell’usura, ricorda l’Ufficio studi della CGIA, è stato introdotto con la legge n. 108/1996 e ha cominciato ad operare nel 1998. Questa misura consente agli operatori economici a rischio finanziario di accedere a canali di finanziamento legali e dall’altro aiuta le vittime dell’usura che, non svolgendo un’attività di impresa, non hanno diritto ad alcun prestito da parte del Fondo di solidarietà. Il Fondo di prevenzione prevede due tipi di contribuzione: la prima è destinata ai Confidi a garanzia dei finanziamenti concessi dalle banche alle attività economiche, la seconda è riconosciuta alle fondazioni o alle associazioni contro l’usura che sono riconosciute dal MEF. Queste realtà consentono alle persone in grave difficoltà economica (lavoratori dipendenti e pensionati) di accedere al credito in sicurezza.