Crisi Carige: quali soluzioni e conseguenze per correntisti e azionisti
Il 2019 è partito male per i risparmiatori, i clienti e i dipendenti di Banca Carige, finita a inizio anno in amministrazione straordinaria. Nell’attesa di sapere quale sarà il futuro dell’istituto ligure, ci si interroga su quali possano essere i rischi e le conseguenze per i correntisti e gli azionisti della banca, con lo spettro bail-in che fa paura a molti.
Cosa è successo?
Lo scorso 2 gennaio Carige è stata ufficialmente commissariata dalla Banca centrale europea (Bce). La decisione di Francoforte è stata presa in scia alle dimissioni della maggioranza dei membri del Cda dell’istituto ligure dopo che l’azionista di maggioranza, la famiglia Malacalza che detiene quasi il 28% del capitale, ha di fatto bloccato l’aumento di capitale da 400 milioni di euro necessario per proseguire l’attività. La decisione della Bce dovrebbe aiutare a superare la situazione in cui si è impantanato l’istituto bancario ligure, con il fatto che i commissari straordinari hanno più poteri rispetto ai membri di un cda ordinario.
I possibili scenari
Ora i tre commissari straordinari nominati dalla Bce si dovranno impegnare per trovare una soluzione positiva di questa ennesima dolorosa vicenda nei prossimi mesi. Il percorso che appare più probabile al momento è che Carige ripulisca l’attivo così da rendersi più appetibile per una vendita. I commissari avrebbero intrapreso delle trattative con Sga, la societa del Tesoro che gestisce i crediti deteriorati, per cedere buona parte dei 3,7 miliardi circa tra sofferenze e incagli, in modo da procedere con una fusione. Per Il Messaggero, in pole position ci sarebbe Unicredit, anche se, ambienti bancari, accreditano anche Bper.
Una seconda soluzione è che i commissari riescano a far approvare l’aumento di capitale da 400 milioni. Lo stesso Malacalza, che aveva di fatto bloccato l’operazione a dicembre, sembrerebbe ora più aperto alla ricapitalizzazione, dicendo di non essersi mai espresso contro l’aumento di capitale, ma di voler vedere prima il piano industriale, previsto a febbario.
Terza soluzione, ma decisamente più estrema e poco probabile al momento, è quella della risoluzione o bail-in, in cui a pagare sarebbero azionisti, obbligazionisti subordinati e infine correntisti oltre i 100mila euro. Ma lo stesso commissario dell’istituto ed ex amministratore delegato, Fabio Innocenzi, ha detto in una intervista alla tv Class Cnbc che Carige non è a rischio default: “Assolutamente, la banca è ben patrimonializzata e ha una governance chiara, quindi i nostri clienti possono contare sulla loro Carige”.
In campo c’è anche il governo con il premier, Giuseppe Conte, che sta seguendo personalmente, con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, le ultime vicende riguardanti Carige.
Le conseguenze per i risparmiatori
Nonostante la criticità per Carige, al momento non vi sono ricadute penalizzanti verso risparmiatori, clienti ed imprese. Lo ribadiscono anche le associazioni dei consumatori, che cercano di fare chiarezza sui possibili rischi. Nonostante il commissariamento, infatti, al momento non sussistono particolari preoccupazioni per i clienti e i risparmiatori dell’istituto di credito. Anche per la Bce, ad oggi non vi sono i presupposti per un ulteriore peggioramento della situazione della banca in quanto Carige rispetta i requisiti di patrimonializzazione richiesti. Inoltre, si ricorda che l’istituto ligure aderisce al Fondo Interbancario Tutela Depositi (Fitd) che garantisce un limite di copertura pari a 100.000 euro per depositante. La tutela del Fitd si applica a: depositi in conto corrente
depositi vincolati (conti di deposito), certificati di deposito, libretti di risparmio e assegni circolari.
Discorso diverso per gli azionisti. In seguito alla decisione della Bce di mettere la banca in amministrazione straordinaria, la Consob ha deciso di sospendere temporaneamente le negoziazioni dei titoli di Banca Carige dalla Borsa, congelando non solo le azioni ma anche tutte le tipologie di obbligazioni in tasca a centinaia di migliaia di risparmiatori (ecco gli Isin degli strumenti sospesi: Isin IT0005108763, IT0005108771, IT0001330411, e XS1734886887). La conseguenza in questo caso non è l’annullamento dei titoli, ma l’impossibilità temporanea di venderli.