Cuneo fiscale: impatto ridotto per le nuove misure in vigore da luglio rispetto al bonus 80 euro
Da luglio di quest’anno entrano in vigore due misure che hanno come finalità la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente, il famoso taglio del cuneo fiscale. Trattasi dell’aumento in busta paga che sostituisce e amplia il bonus 80 euro e di una detrazione fiscale Irpef ulteriore rispetto a quella esistente a beneficio di coloro con redditi superiori a 28.000 euro, esclusi dall’aumento.
Taglio cuneo fiscale: le misure in vigore da luglio
Ad analizzare queste due misure il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Giuseppe Pisauro, intervenuto in audizione presso l’Ufficio di Presidenza della Commissione Finanze e tesoro del Senato nell’ambito della discussione relativa al decreto legge sulla riduzione del carico fiscale sul lavoro dipendente. In merito all’ulteriore detrazione Irpef, Pisauro ricorda che tale misura è temporanea in quanto se ne prevede l’applicazione solo sui redditi da lavoro percepiti nel secondo semestre 2020. Il rinnovo per gli anni successivi di questa misura richiederebbe risorse aggiuntive pari a 1,8 miliardi oltre al pieno utilizzo del Fondo per la riduzione del carico fiscale costituito con la legge di bilancio per il 2020 (5 miliardi) e delle somme attualmente destinate al bonus 80 euro (9,7 miliardi). A regime, ipotizzando il rinnovo della ulteriore detrazione dal 2021, le due misure beneficeranno oltre 15 milioni di lavoratori dipendenti per un importo medio aggiuntivo di circa 450 euro.
Gli aspetti critici secondo l’Upb
Le nuove misure, afferma l’Ufficio parlamentare di bilancio, presentano criticità in quanto in primis non riducono il carico fiscale per i lavoratori dipendenti incapienti per il reddito di specie e invece riconoscono, per effetto del trasferimento monetario, una sorta di imposta negativa pari all’intero beneficio in corrispondenza di redditi pari a 8.150. Tale imposta negativa crea così un effetto discontinuità particolarmente marcato rispetto a coloro che hanno redditi appena al di sotto di tale soglia il che comporta una violazione del principio di equità orizzontale – in quanto si tratta in misura molto diversa contribuenti con redditi simili – ed effetti distorsivi, in quanto i lavoratori avranno un incentivo a mostrare redditi coincidenti con tale soglia o appena superiori a essa.
L’Upb sottolinea anche come vi siano questioni sul piano dell’equità visto il diverso trattamento fiscale sia tra nuclei con un diverso numero di percettori, sia tra soggetti con redditi di fonte diversa. In particolare, il meccanismo proposto dal decreto amplia ulteriormente il vantaggio fiscale a beneficio dei nuclei bireddito, già strutturalmente favoriti da un sistema fiscale su base individuale come l’Irpef.
Guardando infine agli effetti redistributivi sui nuclei familiari beneficiati emerge che la misura del beneficio è differenziata per decile di reddito familiare. In termini di incidenza sul reddito, il bonus 80 euro è stato più generoso per i decili più bassi (con l’eccezione del primo), mentre le misure del decreto legge determinano effetti aggiuntivi che avvantaggiano di più le famiglie nei decili di reddito più elevati con un effetto speculare rispetto a quanto derivante dal precedente bonus.