Dal 1° luglio scende la soglia per l’utilizzo del contante da 3mila a 2mila euro
Grandi novità fiscali in arrivo da mercoledì 1° luglio. E’ da questa data difatti che scatta l’introduzione della nuova soglia per l’utilizzo del denaro contante che dagli attuali 3 mila scende a 2 mila euro e al contempo viene introdotto un credito d’imposta a favore delle imprese al fine di alleviare le commissioni addebitate per l’utilizzo del Pos.
La Cgia di Mestre sottolinea come quest’ultima misura è stata ideata per le partite Iva a cui a partire dal 1° luglio sarà concesso un beneficio fiscale pari al 30% delle commissioni addebitate relativamente alle transazioni effettuate con privati consumatori mediante strumenti di pagamento tracciabili. La misura però è rivolta a chi, nell’anno precedente, non ha superato i 400 mila euro di ricavi (indipendentemente dal regime di contabilità). Obiettivo delle novità è favorire sempre di più l’utilizzo degli strumenti tracciabili per i pagamenti ma con meno cash in circolazione, nessun limite specifico ai prelievi e ai versamenti del denaro contante in banca, il “nero” di fatto èvancora libero per i mini acquisti, anche sfruttando il trucco dei pagamenti frazionati.
Denaro contante: i nuovi limiti spiegati da Unimpresa
La denuncia la fa Unimpresa che ha pubblicato un vademecum sui limiti all’utilizzo di banconote. Così, da mercoledì 1 luglio, scatta il nuovo tetto per i pagamenti con le banconote che cala da 3.000 a 2.000 euro che poi scenderà ancora a 1.000 euro da gennaio 2022. Secondo quanto spiegato dal Centro studi di Unimpresa, dal giorno 1 luglio 2020, cala da 3.000 a 2.000 euro il limite per eseguire pagamenti con denaro contante. Per l’esattezza le soglie sono rispettivamente 2.999,99 euro e 1.999,99 euro. Da gennaio 2022 si scenderà ulteriormente a 1.000 euro (999,99 euro).
Per i pagamenti di importo maggiore diventa obbligatorio l’utilizzo di bonifici, strumenti digitali e denaro di plastica inteso come carte di credito e bancomat. Le sanzioni partono da 3.000 euro e arrivano fino a 50.000 euro per una singola operazione, secondo la gravità dell’infrazione.
Non esistono limiti specifici per quanto riguarda la movimentazione di denaro in banca, sia per quanto riguarda i prelievi sia per quanto riguarda i versamenti. Tuttavia vale la pena ricordare che da settembre 2019 è partito il nuovo meccanismo di controllo dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, per cui sotto la sua lente finisce automaticamente chi movimenta contanti, tra prelievi e versamenti, oltre 10.000 euro in un mese anche con più operazioni di importo minore, ma comunque superiore a 1.000 euro. Banche e Poste devono segnalare queste situazioni con la nuova «comunicazione oggettiva» che viene effettuata ogni mese, obbligatoriamente, ma non equivale a una «segnalazione di operazione sospetta».
I problemi lasciati aperti dalle novità
I tetti imposti per legge mirano a rendere la vita complicata per “spendere” il cash per l’acquisto di beni e servizi non “in nero”, ma fino a importi non rilevanti – alcune migliaia di euro – il “nero” potrà continuare ad avere gioco facile rispetto ai controlli. Tutto, insomma, dipende dalla capacità di spesa e dalle esigenze di chi incassa il contante. Senza dimenticare la possibilità di frazionare formalmente i pagamenti con multipli delle soglie introdotte (10.000 euro possono essere divisi in 5 “rate” da 2.000) né il fatto che chi ha incassato illecitamente denaro contante può a sua volta continuare a pagare senza alcuna tracciabilità, facendo leva anche su motivazioni fiscali del destinatario.