Def e manovra, Di Maio nega richiesta dimissioni Tria ma avverte: ‘Chi è dalla parte dei mercati è contro i cittadini’
Oggi 27 settembre è, in teoria, il giorno entro cui il governo M5S-Lega deve presentare la nota di aggiornamento al Def, con i numeri che dovrebbero fissare i confini entro cui dovrebbe muoversi il raggio di azione della legge di bilancio. Numeri su cui c’è ancora molta confusione e che rappresentano senza ombra di dubbio il motivo della tensione che si respira nel governo: tanto che sono circolate anche indiscrezioni su un possibile slittamento del Def. Tali rumor, così come quelli del Messaggero che hanno paventato le dimissioni del ministro dell’economia Giovanni Tria, sono stati prontamente smentiti dal vicepremier pentastellato Luigi Di Maio, attraverso una diretta Facebook.
“Con Tria abbiamo sempre avuto un’interlocuzione che non aveva nè dogmi, nè paletti. Ci sono differenze di vedute? Le dovremo necessariamente appianare, ma io non sono per il tirare a campare”. Da un lato, dunque, Di Maio offre un ramoscello di ulivo al titolare del Tesoro, negando una possibile eventuale richiesta di dimissioni. Dall’altro, però, quella sua frase: “non tiriamo a campare” lancia un messaggio ben preciso. Se le proposte chiave contenute nel programma di governo M5S-Lega saranno annacquate, il governo giallo verde non dovrà necessariamente restare in piedi. Insomma, “o si fanno le cose o non vale la pena”.
E, in quello che ha tutta l’aria di essere un attacco ai tecnocrati, Di Maio si lascia andare a un altro avvertimento pesante, che sembra contraddire la smentita su una presunta richiesta di dimissioni di Tria: “Se siete dalla parte dei mercati, siete contro i cittadini”. Posizione condivisa anche dal leader della Lega Matteo Salvini, che sottolinea: “I numerini me li gioco a lotto o a tombola. Sforiamo il due per cento per la felicità di milioni di italiani”.
Tra l’altro, un attenti a Tria arriva anche da Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera che, intervistato da Agorà su Rai Tre, ha detto che “se Tria non è più nel progetto, troveremo un altro Ministro dell’Economia”.
I timori su Def e manovra e sul rischio che Tria decida di rassegnare le dimissioni sono stati alimentati nelle ultime ore dall’intesa che M5S e Lega avrebbero trovato sul target del deficit-Pil da ascrivere al Def, pari a ben il 2,4%, decisamente al di sopra dell’1,6% auspicata da Tria.
Il Messaggero, sulla base di queste premesse, ha scritto che “quel che è certo è che Di Maio e Salvini dopo giorni di gelo tornano in sintonia. Sulla pelle del ministro economico. Vedere Tria scendere in trincea, ascoltarlo ricordare di avere “giurato nell’esclusivo interesse della Nazione e non di altri…(vale a dire leghisti e grillini), ha mandato su tutte le furie i due leader. Così, nel pomeriggio, Di Maio ha chiamato Salvini: “Io punto al 2,4%, abbiamo molte cose da fare e vogliamo realizzarle. Tu cosa ne pensi?”. La risposta del capo leghista è un sì: “Andiamo avanti come dici tu. Noi la riforma delle pensioni la vogliamo e non arretriamo”.
Tradotto in miliardi, come scrive Il Messaggero, “un rapporto deficit-Pil al 2,4% significa 15 miliardi in più rispetto all’1,6%” di Tria. “Roba da spread alle stelle”.
Per questo, ha continuato Il Messaggero, nel mettere in conto le dimissioni di Tria, Di Maio e Salvini, al fine di scongiurare la crisi di governo, avrebbero detto “Al massimo diamo l’interim a Conte, poi si vedrà…” Ma “l’ipotesi (azzardata) di Savona c’è: affidare anche solo una delega a Paolo Savona, per aggirare l’antica contrarietà di Sergio Mattarella”.
Ma è stato lo stesso portavoce del Mef a negare le presunte imminenti dimissioni anche se è innegabile che il clima si fa sempre più incandescente, così come è innegabile che Tria avrà non poche difficoltà ad accettare – sempre se deciderà di farlo – un deficit-Pil al 2,4%.