Def, Tria dosa rigore e crescita: ‘calo debito necessario per fiducia mercati. Ruolo centrale per reddito cittadinanza’
Approvata la risoluzione al Def presentata da M5S e Lega per chiedere all’Unione europea più flessibilità, con la sterilizzazione dell’Iva e il posticipo del pareggio di bilancio di un anno. Camera e Senato hanno dato il via libera alle richieste dei due partiti di maggioranza.
In particolare, alla Camera la risoluzione è passata con 330 voti favorevoli e 242 contrari (quattro gli astenuti), mentre al Senato hanno votato a favore 166, contro i 127 contrari e i sei astenuti. Giornata cruciale a livello politico e di politica economica, visto che la discussione sul Def ha visto sotto i riflettori la ‘prima’ di Giovanni Tria alla Camera. L’esordio del ministro dell’Economia ha dimostrato la volontà del dicastero di attenersi alle norme e al percorso discendente del debito, dunque ai diktat di Bruxelles.
Tria ha lanciato infatti un chiaro avvertimento alle stesse richieste di M5S e Lega, ricordando la necessità, per l’Italia, di agire per imbrigliare il debito. Anche perchè con il calo del debito, l’Italia disporrà di una “condizione di forza con cui potrà rivendicare non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa, una svolta decisiva che consenta di considerare la spesa per investimenti diversamente dalla spesa corrente” (nel calcolo del deficit).
Tria ha mostrato il suo volto europeo nel momento in cui ha affermato che il quadro macroeconomico del Def indica che il debito “inizierebbe un
Il motivo è tutto nella reazione che avrebbero i mercati verso l’Italia. “Una dinamica decrescente del rapporto debito-Pil è una condizione necessaria per rafforzare la fiducia dei mercati finanziari, fiducia che è imprescindibile per tutelare i risparmi e ottenere una crescita stabile”.
“Dobbiamo mantenere un percorso di riduzione del nostro debito e soprattutto evitare un ulteriore indebitamento volto a finanziare spesa corrente. Un livello più basso di debito pubblico riduce la spesa per interessi liberando margini di bilancio per rafforzare la crescita e l’inclusione sociale”, ha continuato il ministro, sottolineando poi come “i mercati finanziari reagiscano soprattutto alla percepita dinamica del debito piuttosto che al suo livello, per quanto elevato”.
E “un programma di finanza pubblica che ponga il debito su un percorso decrescente farebbe ridurre i rendimenti che il Tesoro paga sui nostri titoli sovrani. La differenza può essere molto rilevante. Tali considerazioni diventano ancor più rilevanti alla luce della prospettiva di normalizzazione della politica monetaria” (fine QE annunciata dalla Bce).
“Nell’interesse del Paese è compito e intenzione del governo agire in modo da prevenire ogni aggravio per la finanza pubblica”, ha auspicato dunque Tria, che ha spiegato il trend rialzista dei “tassi di interesse sul debito pubblico verificato nelle ultime settimane” come una “fisiologica conseguenza di una fase di osservazione di una transizione politica, la cui soluzione positiva ha già prodotto i primi effetti positivi”.
Giovanni Tria ha promosso anche il reddito di cittadinanza, promessa sbandierata dal M5S durante i giorni infuocati della campagna elettorale:
Nella strategia di politica economica del governo un “ruolo centrale” lo avrà il reddito di cittadinanza, ha detto, “volto a contrastare le sacche di povertà presenti in Italia tramite interventi non assistenziali bensì indirizzati all’integrazione del mercato del lavoro”.
Non è mancata una garanzia sul tema coperture finanziarie per le manovre di politica fiscale espansiva annunciate nel contratto di governo M5S-Lega:
“Gli interventi relativi alle riforme strutturali sulle quali il governo è impegnato, sia dal lato fiscale sia dal lato della spesa pubblica, andranno adeguatamente coperti. Sarà compito del quadro programmatico di finanza pubblica che presenteremo a settembre individuare le opportune coperture nell’ambito della strategia complessiva di crescita e di finanza pubblica”.
Così come non è mancato, nel discorso del ministro, il riferimento all’importanza di rilanciare gli investimenti. A tal proposito è stata per l’appunto rimarcata la necessità di separare le spese correnti dalle spese per gli investimenti. Si tratterebbe secondo Tria di “una svolta europea ormai matura, per un piano europeo degli investimenti di cui l’Italia si è fatta sempre promotrice”.
Ancora: “gli investimenti pubblici materiali e immateriali sono la chiave per ottenere quel di più di crescita con un quadro di finanza pubblica coerente con l’impegno di riduzione del rapporto debito e Pil”. E sempre sul tema, è stata così annunciata una task force all’interno del governo per il rilancio degli investimenti, con l’intento di affrontare questa questione in maniera “rapida e organica”.
D’altronde, “l’obiettivo prioritario del governo è aumentare il tasso di crescita potenziale dell’economia” attraverso l’accrescimento della “competitività produttiva”.
Riuscire a dosare rigore e crescita: questa insomma la ricetta di Tria, che con le sue parole sulla necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici ha rassicurato l’Eurogruppo, come confermato all’agenzia Askanews da alcune fonti.
“Abbiamo letto tutti le recenti interviste al ministro dell’Economia Giovanni Tria e siamo molto lieti di quanto ha affermato”, hanno affermato, in attesa della riunione dei ministri delle Finanze a Lussemburgo, che verà protagonista il debutto di Tria, in calendario nella giornata di domani.
Detto questo, se Tria ha messo sull’attenti il governo sul debito, dalla risoluzione al Def presentata dal M5S e dalla Lega al Parlamento, poi approvata, risulta come l’esecutivo giallo-verde abbia bussato alla porta dell’Ue chiedendo concessioni.
Stop all’aumento dell’Iva previsto dalle clausole di salvaguardia, rivedere i tempi per il raggiungimento del pareggio di bilancio e rispettare i saldi di bilancio nel 2018: questi i punti principali della risoluzione di maggioranza al Def che sono stati presentati alla Camera dal relatore Federico d’Inca.
La maggioranza, ha detto D’Inca, praticamente impegna l’esecutivo a un “cambio di paradigma” con la Ue per ottenere “regole più flessibili e maggiori spazi” per interventi di finanza pubblica; e ad assumere anche “tutte le iniziative per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia inerenti l’aumento dell’aliquota Iva e delle accise su benzina e gasolio”, individuando “misure da adottare nel 2018 nel rispetto dei saldi di bilancio”.
Ancora, M5S e Lega hanno chiesto al governo di “riconsiderare in tempi brevi il quadro di finanza pubblica nel rispetto degli impegni europei per quanto riguarda i saldi di bilancio del triennio 2019-2021“.