Deficit/Pil rivisto al rialzo per salvataggio banche venete. Per ogni famiglia 662 euro in più
Il rapporto deficit/Pil dell’Italia nel 2017 è pari al 2,3%, in miglioramento di 0,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente ma superiore rispetto alla precedente stima dell’1,9% diffusa il primo marzo. La revisione si è resa necessaria, ha spiegato la stessa Istat, per includere l’impatto del salvataggio delle banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca). L’operazione ha condotto, rispetto alle stime precedenti, a un maggiore indebitamento per il 2017, passato dai 33.184 milioni di euro a 39.691 milioni. Il debito risulta pari a 2.263 miliardi, ossia il 131,8% del Pil contro il 131,5 per cento stimato in precedenza.
L’impatto del salvataggio delle banche venete è di 4,7 miliardi sul deficit e 11,2 miliardi sul debito
L’Istat spiega che nel conteggio finale sono state apportate due modifiche sostanziali. La prima ha riguardato la revisione da circa 1,1 a circa 1,6 miliardi dell’impatto delle operazioni relative a Mps (ricapitalizzazione e ristoro dei “junior bondholders”, avvenute rispettivamente a luglio e novembre 2017). L’altra, decisamente più importante, è invece relativa alla contabilizzazione degli effetti relativi alla liquidiazione coatta delle due banche venete. Il salvataggio di Popolare di Vicenza e Veneto Banca ha comportato un impatto di 4,76 miliardi sul deficit. Complessivamente, le operazioni riguardanti le banche in difficoltà hanno impattato, quindi, per circa 6,3 miliardi sull’indebitamento del 2017. L’operazione relativa alle banche venete ha un impatto complessivo sul debito pubblico di 11,2 miliardi, dei quali 4,8 connessi con il trasferimento a Intesa Sanpaolo.
In altre parole, il salvataggio delle due banche venete da parte dello Stato è costata 662 euro a singola famiglia italiana. “In parole povere è come se ogni famiglia sia stata costretta a pagare 662 euro ciascuna per finanziare il salvataggio delle due banche – afferma il presidente di Codacons, Carlo Rienzi – E’ una vergogna che ancora una volta il Governo abbia messo le mani in tasca agli italiani per salvare le banche ridotte al fallimento da una mala-gestione i cui costi vengono scaricati sulla collettività”. Un conto che si aggiunge ai 19 miliardi, costati ai risparmiatori attraverso il crollo delle azioni delle due banche, assieme agli aumenti di capitale e alle perdite degli ultimi anni.