Doccia fredda dall’Istat: PIL si contrae per la prima volta dal 2014, giù i consumi
Dai timori di rallentamento a una vera e propria inversione di marcia. L’economia italiana segna a sorpresa una contrazione nel terzo trimestre del 2018 con i dati odierni dell’Istat che correggono quanto annunciato un mese fa quando si evidenziava una crescita nulla. E’ il primo calo dell’attività economica dopo un periodo di espansione protrattosi per 14 trimestri.
Non si può parlare di recessione perchè a livello tecnico si è in presenza di una recessione quando il PIL di un Paese diminuisce per almeno 2 trimestri consecutivi.
Corretta al ribasso anche la variazione tendenziale
Nei tre mesi tra luglio e settembre il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017. La stima della variazione congiunturale del Pil diffusa il 30 ottobre 2018 era risultata nulla mentre quella tendenziale era pari a +0,8%. La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9%.
La revisione al ribasso rispetto alla valutazione preliminare segue una fase di progressivo rallentamento della
crescita. L’Istat segnala come la debolezza evidenziata nel terzo trimestre sia dovuta essenzialmente alla contrazione della domanda interna, causata dal sovrapporsi di un lieve calo dei consumi e di un netto calo degli investimenti, mentre l’incremento delle esportazioni, pur contenuto, ha favorito la tenuta della componente estera.
L’input di lavoro è aumentato, nonostante l’andamento negativo dell’attività: le ore lavorate sono cresciute dello 0,5% e le unità di lavoro dello 0,1%.
Si contrae la domanda interna, gli italiani tagliano i consumi
Nel dettaglio, rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano diminuzioni, con una riduzione dello 0,1% dei consumi finali nazionali e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute rispettivamente dello 0,8% e dell’1,1%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, con un contributo nullo per i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP) e per la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) e negativo per 0,2 punti percentuali per gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha fornito un contribuito nullo alla variazione del Pil, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato positivo per 0,1 punti percentuali.