Donne: più istruite ma con stipendi inferiori, quasi la metà riceve pensione sotto i 1.000 euro
Nonostante siano mediamente più istruite degli uomini, sono ancora molto bassi i tassi di occupazione delle donne, che rimangono penalizzate con stipendi generalmente inferiori e pensioni più misere. E’ questa la fotografia scattata dall’Istat nel rapporto sulla parità di genere. Una delle ragioni risiede nella bassa condivisione tra i componenti della famiglia della gestione dei tempi di lavoro e cura. Per le donne che partecipano al mondo del lavoro si profilano pertanto carriere più discontinue e retribuzioni più basse riconducibili alle minori possibilità di accesso alle posizioni decisionali e politiche. Queste disparità comportano a loro volta più difficili condizioni economiche soprattutto per le madri single e livelli di prestazioni pensionistiche sistematicamente più bassi.
Istruzione più elevata, ma tassi di occupazione più bassi
Nell’istruzione e nella formazione le donne registrano risultati significativamente migliori di quelli degli uomini. Il divario di genere in questo caso è a favore delle donne, pari a 4,1 punti percentuali, e risulta in crescita negli anni. Peraltro, l’Italia e la Spagna sono gli unici paesi ad avere, rispetto alla media europea e ai più grandi paesi dell’Ue, un più elevato livello di istruzione della popolazione femminile. Ciò nonostante, l’ingresso al mondo del lavoro rimane più difficile per le donne, soprattutto nelle regioni meridionali. Tra il secondo trimestre 1977 e il secondo trimestre 2017, il tasso di occupazione delle donne residenti nelle regioni meridionali è cresciuto di soli 6,7 punti contro gli oltre 20 delle altre ripartizioni, raddoppiando la distanza tra Nord e Mezzogiorno.
Sulle donne pesa il 67% del lavoro familiare
La disparità di genere riguarda anche la condivisione dei carichi familiari. Persiste, infatti, la tradizionale asimmetria nella ripartizione del lavoro familiare, sebbene in diminuzione negli ultimi anni. La percentuale del carico di lavoro familiare svolto dalla donna (25-44 anni) sul totale del carico di lavoro familiare della coppia, in cui entrambi i componenti sono occupati, diminuisce dal 71,9% del 2008-2009 al 67% nel 2013-2014. Peraltro, le donne presentano anche una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini).
Restribuzione più bassa del 24% e livelli di povertà più alta soprattutto per madri single
Minore accesso alle figure apicali, maggiore diffusione di lavori part-time e carriere discontinue sono fattori determinanti dei differenziali di genere nei redditi percepiti. In Italia, nel 2015, solo il 43,3% delle donne percepisce un reddito da lavoro rispetto al 62% dei maschi. Questa quota è più bassa al sud (34,2%) e il divario con gli uomini più alto (24,5 punti). Nel 2015, il reddito guadagnato dalle donne è in media del 24% inferiore ai maschi (14.482 euro rispetto a 19.110 euro); tale differenza è diminuita dal 2008, quando era del 28%.
Le donne sono a maggior irschio povertà, soprattutto se madri single. L’85% delle famiglie monoparentali in condizione di povertà assoluta ha come persona di riferimento una donna. Peggiori condizioni sono osservate generalmente tra le famiglie che hanno come persona di riferimento una madre single con almeno un figlio minore.
Quasi metà delle donne percepisce pensione sotto i 1.000 euro
Nel 2016 le donne rappresentano la maggioranza dei pensionati ma percepiscono in media un importo mensile notevolmente inferiore a quello degli uomini: 1.137 contro 1.592 euro. Quasi la metà di loro (47,6%) beneficia di redditi pensionistici inferiori a mille euro, contro una quota che tra gli uomini non arriva ad un terzo (29,6%).
Tra le donne, 16 anziane su 100 non ricevono alcuna forma di pensione (tra gli uomini solo 3 su 100).