Dossier eterno Alitalia: rumor, governo pensa ora a controllo 100% con newco partecipata da Fs, Cdp e Poste
Un piano del governo per una “Alitalia tutta pubblica“. E ancora, “niente bando, si studia una ‘new company'”. Così il titolo di un articolo del quotidiano La Stampa firmato da Nicola Lillo. “Il piano del governo per tentare il rilancio di Alitalia si sta delineando. L’idea è quella di una soluzione ‘tutta italiana’, per salvaguardare i posti di lavoro e avere nuovamente una compagnia aerea di bandiera“.
Praticamente, sottolinea La Stampa, “niente più 51%, come inizialmente immaginato. Il governo sta studiando un piano per avere il 100% del gruppo. Le posizioni di Lega e Cinque Stelle si stanno infatti sempre più avvicinando su questa ipotesi. Sarebbe esclusa per ora l’opzione di un nuovo bando di gara, che era stato annunciato. I due partiti di maggioranza avrebbero concordato l’ipotesi di mettere subito i piedi nel vettore, creando una ‘newco’ partecipata da aziende pubbliche, a partire in primo luogo dalle Ferrovie dello Stato e altre aziende statali dei trasporti, ma in ballo c’è anche la partecipazione della Cassa depositi e prestiti e di Poste“.
Non per niente alcuni trader hanno motivato oggi il calo di Poste Italiane in borsa proprio con il timore del mercato su un coinvolgimento della società in un nuovo eventuale piano volto a salvare Alitalia. Timore che aveva messo sotto pressione le quotazioni già nella sessione della vigilia, per lo stesso motivo. La preoccupazione è che i costi possano dover essere sostenuti anche dagli azionisti.
Nel pomeriggio arrivano i chiarimenti del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, su una questione che permane tuttavia decisamente confusa.
Parlando dal Senato, che ha dato il via libera definitivo al decreto dignità, Di Maio precisa che “la nazionalizzazione old style non è fattibile per tutta una serie di norme europee, che io tra l’altro vorrei ridiscutere. Ma in questo momento affrontiamo la questione Alitalia con le scadenze che ci sono. È evidente che per questo governo deve restare un vettore dello Stato italiano, legato a realtà produttive italiane”.
Dunque?
Nell’articolo de La Stampa si legge che “tra settembre e ottobre verrà quindi presentato il nuovo piano industriale, che dovrebbe prevededere ( a dispetto delle dichiarazioni di Di Maio) la nazionalizzazione totale, nella logica protezionista e nazionalista di questo governo“.
Secondo le indiscrezioni del quotidiano, è “possibile che venga individuato un nuovo management”, mentre “i commissari straordinari attuali (di Alitalia) sarebbero invece impegnati nella gestione della ‘bad company‘, quel poco che verrebbe scorporato dall’azienda acquisita direttamente da aziende dello Stato”.
In questo scenario, nessun valore avrebbero più le offerte di Lufthansa, EasyJet e Wizz Air. In questo modo verrebbe evitato anche lo spettro dei 4.000 tagli chiesti dai tedeschi di Lufthansa, rispetto ai 12.000 dipendenti.
Ma le polemiche su un piano del genere si scatenano. In particolare Maurizio Carrara, responsabile Industria di Forza Italia alla Camera, sottolinea che “dal 51% di cui parlava qualche giorno fa il ministro Toninelli adesso sono passati al 100% di Alitalia in mano pubblica. Un fatto gravissimo che riporta indietro il paese alla prima metà del secolo scorso. Si parla di coinvolgere le principali aziende pubbliche come Poste, Fs e Cassa depositi e prestiti nell’acquisizione di una azienda priva di strategia industriale che nei primi sei mesi di quest’anno ha conseguito una perdita netta consolidata di 315 milioni di euro. Il governo gialloverde travasa denaro dalle aziende pubbliche all’Alitalia che ha sempre bruciato cash flow. Non dimentichiamo che Alitalia a controllo pubblico nel corso degli anni è costata oltre 7,4 miliardi di euro ai contribuenti italiani. Mentre i tre commissari straordinari di Alitalia stanno con fatica riducendo le perdite il governo avrebbe intenzione di conservare lo stesso modello aziendale che negli anni ha consentito di bruciare tanto denaro pubblico. Una sciagura quella del governo gialloverde che contrapporrebbe l’Italia all’Unione europea e sacrificherebbe aziende sane e denaro pubblico in una operazione di cui già si conosce l’esito fallimentare”.