Due visioni sul mondo del lavoro: dipendenti italiani temono futuro ma aziende ottimiste su ripresa
Sul futuro del mondo del lavoro aleggiano diversi timori. Soprattutto da parte dei lavoratori privati, con tre operai su quattro che temono di ritrovarsi disoccupati. Le aziende si mostrano, invece, ottimiste sulla ripresa. Con un punto però in comune: più welfare aziendale, dicono sia le imprese sia i lavoratori. Secondo il 4° rapporto Censis sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon (con il contributo di Credem, Edison e Michelin), sono 9,4 milioni i lavoratori del settore privato preoccupati sul futuro della propria occupazione. In particolare, 4,6 milioni temono di andare incontro a una riduzione del reddito, 4,5 milioni prevedono di dover lavorare più di prima, 4,4 milioni hanno paura di perdere il posto e di ritrovarsi disoccupati, 3,6 milioni di essere costretti a cambiare lavoro. Del resto, nonostante il blocco dei licenziamenti stabilito per decreto, nel 2020 non sono stati rinnovati 393.000 contratti a termine.
Ottimismo tra le imprese, pronte all’agguerrita competizione nel dopo Covid
Se i lavoratori danno libero sfogo alle loro preoccupazioni le aziende si mostrano positive. Ben l’87% guarda, infatti, con ottimismo alla ripresa dopo l’emergenza. Il dopo sarà, però, caratterizzato dalla corsa al recupero di fatturato e quote di mercato (76%) e dalla sfida della transizione digitale (36,2%). “L’ottimismo delle aziende colpisce, visto che ben il 68,7% di esse ha registrato perdite di fatturato dopo il lockdown della scorsa primavera – sottolinea il Censis nel suo rapporto sul welfare aziendale -. Nonostante le straordinarie difficoltà, per il 62,2% dei responsabili aziendali le proprie imprese se la stanno cavando bene.
Lavoro da casa: lo stato dell’arte
Un tema di cui si è tornato a parlare spesso nell’ultimo periodo è quello relativo al lavoro da casa. Con un interrogativo: che direzione si prenderà in futuro? Dalla ricerca emerge che il 31,6% dei lavoratori ha sperimentato il lavoro da remoto: il 51,5% dei dirigenti, il 34,3% degli impiegati e il 12,3% degli operai. Sul lavoro a distanza vengono espressi giudizi contrastanti. Il 52,4% degli smartworker lo apprezza e vorrebbe che restasse anche in futuro, invece il 64,4% di chi lavora in presenza lo teme. Per il 37% degli smartworker il proprio lavoro è rimasto lo stesso di prima, per il 35,5% è peggiorato, per il 27,5% è migliorato. Ma per 4 lavoratori su 10 il lavoro da casa genera nuove disuguaglianze e divisioni in azienda.
Il valore economico potenziale del welfare aziendale: 53 miliardi di euro
Se venisse esteso a tutte le imprese del settore privato, il valore del welfare aziendale potrebbe arrivare a toccare la cifra di 53 miliardi di euro. Si tratterebbe di un beneficio di 34 miliardi per le aziende, tra vantaggi fiscali e possibili incrementi di produttività. Per il singolo lavoratore il beneficio potrebbe aggirarsi a quasi una mensilità in più all’anno, per un totale di 19 miliardi. Con una percentuale di oltre l’87% secondo le imprese il welfare aziendale sarà sempre più importante in futuro. I motivi sono differenti: per il 52% perché migliorerà la coesione interna di organici sempre più diversificati nelle modalità di lavoro, per il 35,2% perché renderà disponibili servizi di welfare utili e strumenti di formazione per trasferire nuove competenze ai lavoratori. Più welfare aziendale, dicono le imprese. Più welfare aziendale, dicono i lavoratori. Il 77,4% di loro vuole che nella propria azienda venga potenziato, laddove esiste già, o introdotto, se ancora non è stato attivato (il dato sale all’83,1% tra i dirigenti, all’82,1% tra gli impiegati e scende al 61% tra gli operai).