Edilizia, Ance: ‘fuori dalla crisi solo nel 2045’. Moniti contro Anas e Autostrade: ritardi in investimenti
“Di questo passo ci vorranno 25 anni per uscire dalla crisi, nel 2045”. A lanciare l’allarme è l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) nell’ultimo Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni. D’altronde, fa notare l’associazione, con un Pil che continua a mettere a segno rialzi da zero virgola, non è neanche possibile attendersi inversioni di tendenza vere e proprie del mercato edilizio. Il tasso di crescita registrato, nel 2019, dall’economia italiana è risultato prossimo allo zero e anche “le prospettive per questo nuovo decennio sono tutt’altro che entusiasmanti”.
E’ vero che, nel corso del 2019, gli investimenti effettuati nel comparto delle costruzioni, sono cresciuti del 2,3% rispetto al 2018. “Non si tratta però – ha osservato l’Ance – di un aumento in grado di segnare una vera svolta e di stabilizzare un settore che negli ultimi 11 anni si è ridotto ai minimi storici”. Tanto che, per il 2020, l’Ance prevede una crescita degli investimenti in costruzione solo dell’1,7% in termini reali.
Guardando ai singoli comparti, l’Ance ha stimato per il 2020 una crescita del 2,5% degli investimenti nell’edilizia abitativa, dell’1,5% degli investimenti in manutenzione straordinaria dello stock abitativo grazie all’impatto dei primi interventi con eco e sismabonus e del bonus facciate. Quanto alle opere pubbliche, vengono previsti investimenti in aumento del 4% per la ripresa dei bandi di gara degli anni precedenti e per il rifinanziamento del Piano spagnolo.
Duro è il monito che l’Ance rivolge all’Anas e anche ad Autostrade:
“Permangono difficoltà e incertezze per i grandi enti di spesa, come Anas, a causa dei tempi lunghissimi di approvazione dei rispettivi contratti di programma che hanno determinato l’accumularsi di ritardi rispetto alla programmazione”. L’Ace fa riferimento ai gravi ritardi sul programma d’investimenti dell’Anas: è stato speso solo il 39%.Inoltre, “ristrutturazioni interne, lungaggini burocratiche e tempi troppo lunghi per approvare e bandire i progetti” hanno aggravato la situazione. La spesa per investimenti dei Comuni, invece, è cresciuta, nel 2019, del 16% “grazie allo sblocco degli avanzi di amministrazione degli enti locali e ai programmi di spesa previsti nelle ultime leggi di bilancio”. Tuttavia “grandi differenze” si registrano tra il Nord che viaggia oltre il 20% e il Sud fermo al 4%. In generale tale aumento non riduce la forbice tra spesa corrente e spesa in conto capitale che rimane sotto il 47% rispetto al 2008. Per quanto riguarda invece Autostrade, nel mirino del governo per la tragedia del Ponte Morandi – tanto che ormai la revoca delle concessioni viene considerata quasi certa – l’Associazione dei costruttori lamenta che alla manutenzione di ponti, viadotti e gallerie autostradali viene destinato solo il 2,2% della spesa. Gravi anche qui i ritardi nel programma d’investimenti dei concessionari autostradali.