Editoria: modello di business in trasformazione, l’attività delle Bigweb companies suggerisce un cambio di rotta (R&S Mediobanca)
Il mondo dell’editoria è in trasformazione, e non solo in Italia. Lo studio condotto da R&S Mediobanca ha messo in luce una realtà che sta attraversando un profondo cambiamento, “passando da un paradigma centrato sulla pubblicità ad uno centrato sulle vendite”.
Alla base di questo cambio di paradigma sta la sempre minor redditività del settore, il cui pilastro della “pubblicità digitale” è sempre più corroso dall’attività delle cosiddette “advertising tech companies”, soprattutto le BigWeb companies statunitensi e, più recentemente, cinesi.
Nel 2016 il giro d’affari mondiale dell’industria dell’informazione si è attestato a 153 miliardi di dollari, in calo dell’8,4% sul 2012.
Lo rileva lo studio pubblicato da R&S Mediobanca e condotto attraverso i conti dei principali gruppi editoriali mondiali (presenti nello studio anche i primi 9 editori italiani) nel periodo 2012-2016.
La ricerca, da poco pubblicata, mostra che la riduzione riguarda esclusivamente i ricavi da pubblicità cartacea (-26,9% nel 2012-16), mentre sono aumentati quelli da diffusione cartacea (+3,4%), da diffusione digitale (un notevole +254,4%) e da pubblicità digitale (+32%).
“Nel mondo dell’editoria mondiale – riporta la ricerca dell’Ufficio Studi Mediobanca – sta cambiando il modello di business, che sta progressivamente passando da un paradigma centrato sulla pubblicità a uno focalizzato sulla vendita”.
Margini pubblicità digitale resi esigui a causa di queste 4 Web companies
La pubblicità digitale garantisce all’industria dell’editoria margini di guadagno sempre più esigui: su ogni euro speso in pubblicità digitale, ben 61 centesimi vanno alle cosiddette “advertising tech companies”, soprattutto alle BigWeb companies: Google, con 75 miliardi di dollari nel 2016, si accaparra la maggiore quota di ricavi da pubblicità digitale (principalmente attraverso Google Search e YouTube), seguita da Facebook, con 26 miliardi; al terzo e quarto posto le cinesi Baidu (9 miliardi di dollari) e Tencent (4 miliardi $).
Lo studio mostra che comunque, nonostante la crescita del digitale, nel 2016 il 91,6% del giro d’affari mondiale proviene ancora dalla carta stampata, segno di come a livello globale la gran parte degli investimenti pubblicitari e delle vendite si concentri ancora sui canali tradizionali.
Dove costa di meno informarsi?
La ricerca ha mostrato che i quotidiani europei sono mediamente più cari di quelli italiani: ad esempio la singola copia del francese Le Monde costa 2,40 euro, quella del tedesco Handelsblatt 2,80 euro. Bild, The Sun e Daily Mail (i primi tre per diffusione) costano meno della metà degli altri quotidiani di informazione, avendo una diffusione di circa cinque volte superiore.
R&S Mediobanca lo certifica ed inoltre mette in luce la tendenza che vede Italia e Francia condurre la classifica per contrazione del giro d’affari nel 2016-15, con Germania e UK che segnano invece un leggero aumento, e fanalino di coda per quanto riguarda la solidità finanziaria; Italia ultima per tasso di investimento nel 2016.
La migliore redditività industriale è registrata dalla Germania con un Ebit margin del 7,4% nel 2016, mentre Italia (-1,3%) e Francia (-3%) sono in negativo.
Il Sole24Ore secondo fra le testate economiche europee
Bild si conferma il quotidiano d’informazione più venduto in Europa con 1,9 milioni di copie vendute al giorno. Al secondo posto il The Sun con 1,78 milioni e a seguire il Daily Mail con 1,5 milioni. Per quanto riguarda la stampa economica, il quotidiano più diffuso nel Vecchio Continente è il Financial Times con quasi 200 mila copie giornaliere. Secondo il Sole24Ore con circa 130 mila vendite ogni giorno.