Elezioni italiane, Costamagna (CDP): governo forte o rischio nuova crisi debito. Su banche: Mps dava prestiti a chiunque
Che le agenzie di rating in primis stiano puntando i fari sull’Italia e sull’avvicinarsi dell’appuntamento delle elezioni politiche è sempre più evidente. Negli ultimi giorni sia Standard & Poor’s che Fitch hanno in particolare parlato del rischio politico in Italia in vista del voto che, tra l’altro, si presenterà molto probabilmente proprio nel momento in cui la Bce sarà pronta a staccare la spina al piano di Quantitative easing, ovvero, nella sua versione italiana, allo scudo sui BTP.
Di tale rischio politico ha parlato anche il Presidente della Cassa Depositi e Prestiti Claudio Costamagna, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7:
“Non sono preoccupato per l’attività di giornata di Cdp, siamo capaci di fare tutto senza bisogno di un intervento della politica. Mi preoccupa più quello che può succedere sul lungo periodo. Perchè se dalle elezioni non uscirà un governo forte, rischiamo una nuova crisi del debito”.
Costamagna è stato chiaro nel sottolineare l’importanza dei tempi:
“Un problema di sei mesi è gestibile. Ma se il problema fosse protratto dopo le elezioni, in un quadro europeo così complicato, la situazione cambierebbe”.
E di fatto il quadro europeo, che sembrava aver raggiunto finalmente un periodo di calma con la vittoria di Emmanuel Macron alle elezioni presidenziali francesi, è stato scosso dall’esito delle recenti elezioni federali tedesche che, pur decretando la vittoria e dunque il quarto mandato di Angela Merkel, ha messo in evidenza il successo del partito euroscettico e populista AfD.
L’Europa è scossa inoltre dal trionfo del sì al referendum della Catalogna dello scorso 1° ottobre: un voto caratterizzato dalla violenza delle forze dell’ordine contro gli elettori catalani, che ha acuito la tensione in Spagna.
Costamagna ha affrontato anche la questione delle banche italiane, affermando che le “attuali crisi bancarie italiane sono dovute a fattori estremamente domestici: da una parte la crisi economica successiva alla crisi finanziaria del 2008, che ha portato a una perdita di 10 punti di Pil e a un aumento eccessivo dei crediti deteriorati; dall’altra parte, combinata, una serie molto circoscritta di situazioni, ben note tra gli addetti ai lavori, di alcune banche mal gestite o gestite in maniera più o meno fraudolenta”.
“Monte dei paschi, ad esempio, ha fatto un’operazione folle nel 2006 acquistando l‘Antonveneta a un prezzo totalmente fuori mercato. Ha pagato sopratutto per quella operazione, ma se si va a vedere l’erogazione dei prestiti di Mps negli anni successivi si vede una percentuale doppia rispetto al resto del sistema bancario: erogavano prestiti a chiunque”.
Sul salvataggio delle due banche venete Popolare di Vicenza e Veneto Banca, poi inglobate nella galassia di Intesa SanPaolo al prezzo simbolico di un euro:
“Rifarei immediatamente l’operazione da 500 milioni di euro (CdP ha agito erogando il prestito in qualità di investitore in Atlante), per puntellare Popolare di Vicenza e Veneto Banca, altrimenti il rischio sarebbe stato davvero sistemico; sarebbe saltato tutto. Dovevamo mettere una toppa, che sta pagando soprattutto il sistema privato perchè il fondo Atlante ha usato all’85% soldi delle banche, oltre quelli della Cassa e delle fondazioni, anch’esse enti privati. Il costo di un crollo del sistema bancario sarebbe stato per Cdp molto più alto di quei 340 milioni pagati per la svalutazione di Atlante”.
Il numero uno di Cassa Depositi e Prestiti ha espresso un giudizio netto sulla stessa struttura che caratterizza le banche di oggi:
“Il sistema bancario italiano, così come quelli stranieri, ha un modello di business ormai vecchio. Internet sta cambiando tutto e bisogna investire in un modello diverso. Avere 3000 filiali ormai non serve più. La nuova generazione di clienti in banca nemmeno ci entra”.