Eni macina utili e a luglio decide su dividendo e buyback. Per Eni gas e luce e renewables strada Ipo o cessione quota minoritaria
L’industria petrolifera dà prova che sta riemergendo dalla crisi del coronavirus. Lo testimoniano i conti trimestrali di una big del settore in Europa come Eni. Il Cane a sei zampe ha infatti registrato un balzo dell’utile netto adjusted, ovvero al netto delle poste non ricorrenti, a 270 milioni di euro nei primi tre mesi del 2021 contro i 59 milioni conseguiti nell’analogo periodo di un anno fa, pur non centrando il consensus Bloomberg che aveva portato l’asticella degli utili attesi a 415,5 milioni. L’Ebit rettificato, pari a 1,321 miliardi, è sostanzialmente in linea con il primo trimestre dello scorso anno ma risulta quasi triplicato rispetto a fine 2020. Il trimestre ha registrato una generazione di cassa organica prima della variazione del capitale circolante di circa 2 miliardi, superiore agli investimenti del periodo di 1,4 miliardi.
Confermata, invece, la produzione di idrocarburi nell’anno pari a circa 1,7 milioni di boe/giorno (assumendo tagli Opec+ di circa 35 mila boe/giorno in media annua) e una previsione di spending organico per investimenti di circa 6 miliardi. Al prezzo corrente del Brent di 60 dollari al barile, precisa Eni, è previsto un cash flow operativo ante working capital superiore a 9 miliardi.
“In un primo trimestre ancora fortemente caratterizzato dagli effetti dei lockdown Eni ha evidenziato una robusta ripresa dei risultati, in particolare nel settore E&P e nella chimica – ha commentato l’a.d. Claudio Descalzi -. Prosegue la crescita del nostro business retail G&P (+19% l’Ebit rispetto al 2020), grazie alla espansione dei clienti power e dei servizi extra-commodity. La performance di R&M è stata invece penalizzata dalla ridotta domanda di carburanti in Europa, derivante dalla pandemia, e da un margine di raffinazione negativo”. In particolare, il Cane a sei zampe ha indicato che il primo trimestre è stato caratterizzato dal rafforzamento dello scenario upstream in linea con l’andamento dei benchmark: il petrolio Brent a 61 dollari al barile (+21% rispetto al primo trimestre 2020; +38% contro il quarto trimestre 2020. I prezzi di realizzo Eni non recepiscono completamente tale miglioramento a causa dell’apprezzamento di circa il 10% del cambio euro/dollaro.
Si guarda ai prossimi mesi e all’atteso ritorno del dividendo e riavvio buyback. La società ha fatto sapere che a fine luglio, in occasione dell’interim report, sarà comunicato l’aggiornamento della previsione del Brent di riferimento 2021 che contribuirà alla determinazione della componente variabile del dividendo e della possibile riattivazione del buy-back nel 2021. Al floor dividend di 0,36 euro per azione, verrà sommata una componente variabile di valore crescente a partire da un Brent di riferimento pari a 43 dollari al barile. Il buy-back sarà attivato a partire da un Brent di riferimento di 56 dollari al barile.
Descalzi ha inoltre sottolineato che “il progressivo miglioramento del quadro pandemico ed economico a livello globale ci consente di guardare con ottimismo ai prossimi mesi e di prevedere una generazione di free cash flow nell’anno superiore a 3 miliardi di euro sulla base dei prezzi correnti del Brent di 60 dollari al barile” e in questo contesto il manager rimarca che la società continuerà “a perseguire la nostra strategia di transizione energetica e di decarbonizzazione, assicurando il rafforzamento della nostra struttura patrimoniale ed una politica di distribuzione competitiva per i nostri azionisti”.
Intanto a Piazza Affari il titolo Eni non è riuscito a imboccare la strada rialzista ma si muove in calo di circa un punto percentuale a 10,136.
Capitolo Eni gas e luce e renewables: ok da cda a progetto Ipo o cessione quota minoritaria
Via libera dal consiglio di amministrazione di Eni all’avvio di un progetto strategico per definire e valutare il piano industriale e finanziario del nuovo veicolo societario che nascerà dall’unione delle attività di retail e di energia rinnovabile. Lo studio prevede inoltre la valutazione di molteplici opzioni per la miglior valorizzazione di questa società nel corso del 2022, subordinatamente alle condizioni di mercato. Le opzioni sul tavolo comprendono la quotazione in Borsa tramite un’offerta pubblica iniziale (Ipo), oppure la cessione o lo scambio di una quota di minoranza.
Ad oggi il gruppo guidato da Claudio Descalzi conta circa 10 milioni di clienti, che considera una importante fonte di valore per l’azienda. La fusione delle attività retail e rinnovabili, il cui piano di sviluppo prevede un aumento significativo della capacità installata, massimizzerà la creazione di valore ampliando l’offerta di servizi, infrastrutture ed energia verde direttamente alla ampia clientela retail.
Nel dettaglio, la nuova società avrà l’obiettivo di sviluppare entro il 2025 una capacità di generazione elettrica da fonte rinnovabile superiore a 5 GW. Tale capacità sarà offerta alla crescente base clienti, di oltre 11 milioni entro quella data, con un Ebitda complessivo previsto in crescita, dai 600 milioni di euro del 2021 a oltre 1 miliardo di euro nel 2025. Il progetto che vede già coinvolto un team Eni, supportato da advisor strategici e finanziari, fa parte del più ampio impegno della società per creare valore attraverso la transizione energetica e contribuirà al raggiungimento dei target di riduzione delle emissioni scope 3, una parte fondamentale della strategia che porterà Eni alla neutralità carbonica entro il 2050.