ESG: investitori globali frenati da mancanza di prodotti e servizi innovativi
Mancata innovazione nei prodotti e servizi ESG: è quanto lamentano gli investitori globali nella seconda edizione dello studio globale ESG di Capital Group, che ha intervistato 1.130 investitori istituzionali e wholesale, tra cui fondi pensione, family office e compagnie assicurative, nonché fondi di fondi, banche retail/private e consulenti finanziari, situati in 19 mercati di tutto il mondo nel 2022.
Le lacune e i punti di forza dell’universo ESG secondo gli investitori globali
Dalla survey emerge che secondo gli investitori non vi sono abbastanza fondi che offrano un ampio spettro di temi in grado di abbracciare tutto l’universo ESG; vogliono prodotti più innovativi e riconoscono la necessità di investire in società in transizione (società che stanno cercando di trasformare in modo più sostenibile i propri modelli di business).
Secondo lo studio di Capital Group c’è un divario tra la domanda degli investitori e la disponibilità di fondi che offrono un’esposizione a più temi. Quasi quattro investitori globali su 10 (39%) ritengono che la mancanza di innovazione dei prodotti freni una maggiore adozione dell’ESG. Quasi la metà (46%) degli investitori globali inoltre ritiene che non ci siano abbastanza fondi allineati agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.
Il 47% ritiene inoltre che i fondi esistenti che mirano agli SDG si concentrino eccessivamente sulle questioni ambientali e il 43% afferma che vi è un bisogno specifico di fondi ESG multitematici.
Gli investitori intervistati sono sempre più consapevoli del fatto che un futuro sostenibile non può essere raggiunto solo sostenendo le società considerate leader ESG. Quattro investitori su 10 (40%) sono attualmente favorevoli a investire in una combinazione di aziende leader ESG e di aziende in transizione ESG, mentre un terzo (34%) ritiene che i gestori patrimoniali che investono esclusivamente in aziende leader ESG a scapito di quelle in transizione stiano facendo più male che bene. La percentuale di investitori che prevede di concentrarsi principalmente o esclusivamente sui soggetti ESG in transizione dovrebbe passare dall’attuale 21% al 30% nei prossimi due o tre anni. L’indagine ha rivelato che gli investitori europei sono quelli che si concentreranno maggiormente sui soggetti in transizione: gli investitori europei hanno dichiarato di voler aumentare le allocazioni dall’attuale 20% al 34% nei prossimi due o tre anni.